domenica 23 febbraio 2014

Tratta III.4 – Nessuna parte staccata dal resto





[Dialogante 1]                  Eccoci appena usciti da un’altra delle parentesi che potrebbero alla fine costituire la vera ossatura dei nostri appunti; staremo a vedere. Ma tentiamo ancora una volta di rientrare in carreggiata.
Attualmente sono interessato a un ponte tra me e un metodo di educazione (nel mio caso di rieducazione) corporea che è conosciuto col nome di metodo Feldenkrais. Sono ormai molti anni –non so quanti– che Valentina, operatrice appunto del Feldenkrais, ha in cura la mia mobilità, fortemente regredita negli ultimi tempi.
[Dialogante 2]                  E la cura ti giova?
[Dialogante 1]                  Posso dire con sicurezza che è assai gradita al mio corpo, al quale durante la mia vita non avevo mai dedicato sufficiente attenzione.
[Dialogante 2]                  E perché non l’avevi fatto?
[Dialogante 1]                  Probabilmente per influsso di mia madre che, pur essendo una donna molto bella, ha sempre privilegiato l’educazione mentale a quella corporea.
[Dialogante 2]                  E ora ti sei deciso a prendere in considerazione anche il rivestimento dell’anima?
[Dialogante 1]                  La cosa è più seria di come sembra. A parte il fatto che in molti mi hanno consigliato una cura fisioterapica, sono stato attratto dal Feldenkrais per le sue evidenti affinità con IMC.
[Dialogante 2]                  Come può un trattamento di fisioterapia avere a che fare con una vera e propria filosofia quale si è rivelata nel tempo essere IMC?
[Dialogante 1]                  Anzitutto il Feldenkrais non è fisioterapia, anzi, per certi versi ne è l’opposto.
[Dialogante 2]                  Spiegati meglio.
[Dialogante 1]                  La tradizionale fisioterapia si concentra volta per volta sulle parti sofferenti o invalidate del corpo, isolandole in un certo qual modo dal resto, mente compresa. Nel Feldenkrais nessuna parte del corpo viene considerata solo in sé, staccata dal resto.
[Dialogante 2]                  Un metodo olistico come ce ne sono tanti.
[Dialogante 1]                  Non dico che sia l’unico, dico solo che mi ha convinto per aver coinvolto nel suo ‘tutto’ anche la mente.
[Dialogante 2]                  Qualsiasi metodo olistico ha una sua ‘teoria’ che si rivolge all’intelletto.
[Dialogante 1]                  Probabilmente hai ragione, non sono un esperto di questo campo. Io comunque conosco questa e sulle altre non mi pronuncio. Vorrei però aggiungere che con il Feldenkrais, almeno con l’interpretazione che ne dà Valentina, la comprensione avviene prima nel corpo, poi nella mente, o, meglio, avviene sì nella mente ma dopo che il corpo l’ha percepita. Per esempio, ricordo il nostro primo incontro ‘terapeutico’: steso su un ampio lettino, a occhi chiusi e del tutto rilassato, avverto una leggera pressione sull’alluce destro: “Toh, ho un alluce: lo so, ma in genere non ci penso… e, poco più tardi: ma ho anche altre dita e tutte queste, oltreché esserlo singolarmente, lo sono anche in quanto facenti parte del piede… Forse è così che il neonato un po’ alla volta costruisce l’immagine mentale del proprio corpo…” E così via.
[Dialogante 2]                  Interessante, ma dov’è l’aspetto terapeutico, curativo?
[Dialogante 1]                  Non è tutto qui, ovviamente. Ma fin da principio siamo indotti, non solo a pensare, ma anche a percepire olisticamente, con il particolare sempre collegato al tutto, come se chi ha mal di denti dicesse: mi fa male il corpo nel –o attraverso il, o per mezzo del– dente. E, a pensarci bene, è proprio così.
[Dialogante 2]                  E potrebbe capitare che, per curare un mal di testa, occorre agire su un piede o viceversa: molta medicina orientale, come l’agopuntura, funziona su basi di questo tipo.
[Dialogante 1]                  Non conosco le origini del Feldenkrais, ma non escluderei influenze orientali, ormai diffuse in tutto il mondo, ma un altro è il punto che più m’interessa.

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