[Dialogante 1] Giacché me lo ricordi, in musica
la ripetizione –anche letterale- gioca un ruolo essenziale. Assolve per esempio
al compito di dare un significato ai termini di un discorso.
[Dialogante 2] Ma come, e certi semiologi le
hanno addirittura negato la capacità di produrre significati?
[Dialogante 1] Forse – ma anche questo è
fortemente controverso- se per ‘significato’ si intende un referente esterno al
linguaggio*, la ripetizione crea appunto un referente interno che assolve a
molte delle funzioni referenziali proprie della parola.
[Dialogante 2] Vuoi dire che in musica la
semplice riconoscibilità di un elemento produce, a ogni suo riapparire nel
contesto, una reazione emotiva analoga alla reazione intellettiva che si prova
nel riconoscere una parola?
[Dialogante 1] Suppergiù intendo questo. Penso
che nell’esperienza musicale la ripetizione ricopra, almeno in parte, il ruolo
che nel linguaggio verbale spetta essenzialmente al concetto. Una struttura
musicale, resa riconoscibile dalla ripetizione, possiamo dire che ‘diventa
concetto’, questo almeno nella nostra tradizione da Beethoven a Mahler.
[Dialogante 2] Sarà forse vero entro quei termini
culturali; ma non lo è certo né prima né dopo. Per esempio la stessa
riconoscibilità non è necessaria nella Neue Musik del secondo Novecento…
[Dialogante 1] … che infatti non ha conquistato
piena cittadinanza nella cultura musicale moderna…
[Dialogante 2] …sulla quale però converrà fare
un discorso a parte…
[Dialogante 1] … basato però su principi non
applicabili ad altri tipi di musica.
[Dialogante 2] Credi che ci siano principi
‘universali’ applicabili cioè a ogni tipo di musica?
[Dialogante 1] ……… La mia estraneità alle
esperienze di avanguardia, mi ha portato fuori strada come un principiante.
[Dialogante 2] Anche la tua ‘incrollabile’
fiducia in IMC ti tradisce quando c’è di mezzo l’attaccamento alla tua cultura…
[Dialogante 1] Credi che mi dispiaccia?
[Dialogante 2] No, per come ti conosco.
*
musicale nel nostro caso
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