[Dialogante 2] Cominciamo piuttosto ad occuparci
del progetto presente, anche se non aspira ad essere realizzato.
[Dialogante 1] D’accordo. Permettimi però di
dire che non è che il progetto rifiuti per principio una realizzazione. La
ritengo impossibile allo stato attuale per ragioni che non sto a ripetere, ma
non la escludo affatto in futuro ad opera di forze più fresche, e allora anche
il progetto potrebbe non essere più lo stesso ma essere collegato a questo appunto
da un ponte, oppure essere proprio lui questo ponte. Ogni progetto, realizzato
o no, può essere considerato, oltreché per se stesso, anche come una tratta, un
progetto futuro o collaterale. L’insieme dei progetti e delle tratte,
ovviamente variabile a seconda dei punti di osservazione, l’abbiamo chiamato
‘cultura’ o, metaculturalmente, UCL, mentre l’insieme –illimitato- delle
culture, presenti o passate, reali o possibili, addirittura impossibili,
formerebbe l’universo metacuturale,
UMC. Come già detto altre volte, mentre a termini come ‘cultura’, ‘universo’
siamo usi attribuire un certo grado di realtà, alle sigle UCL, UMC e simili
conviene assegnare un valore solo metodologico, non essendovi alcun oggetto
reale che vi corrisponda.
[Dialogante 2] Ma, se le cose stanno così, non
potremmo fare a meno di quegli ‘enti inesistenti’ (senza la contraddizione in
termini) e servirci unicamente delle parole di uso corrente?
[Dialogante 1] Certo che potremmo. Ma, come in
matematica i simboli algebrici facilitano enormemente la generalizzazione delle
operazioni di calcolo e, in logica, la ricca simbologia grafica quasi riproduce
i corrispondenti meccanismi mentali, altrettanto fanno le poche sigle della
teoria metaculturale
[Dialogante 2] Ma il repertorio di simboli
connessi con IMC è assai esiguo. Non potrebbe essere utile un suo ampliamento?
[Dialogante 1] Probabilmente sì, e penso che, se
ce ne sarà bisogno, qualcuno se ne occuperà.
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