sabato 27 aprile 2013

Qualche riflessione propedeutica a una mutazione culturale (i)


544
Ho già trattato varie volte questo argomento e mi trovo a ripetere il già detto, sempre in forma propedeutica. Qualcuno si domanderà: ma quando usciremo da questa fase propedeutica e entreremo nel vivo della trattazione?

La cosa non dipende certo da me, in quanto il ‘vivo’ ritengo che sia composto di fatti e non più solo di parole. E i fatti richiedono competenza e poteri che non possono essere di una singola persona o di un piccolo gruppo, ma coinvolgono l’intera società planetaria, che attualmente neppure lo è, ma dovrà diventarlo se vuole sopravvivere. Vediamo, ormai da parecchio tempo, che non esistono più fenomeni isolati che non si ripercuotano su una totalità maggiore di quella rappresentata dal solo genere umano. È stato probabilmente sempre così, e anche di questo molti –intere culture– si sono accorti, senza tuttavia riuscire a superare la fase propedeutica in cui ci troviamo ancora impigliati.

Non penso che il contributo, irrisoriamente piccolo, di questi postini possa farci superare tale fase, anche perché –ripeto– riflessioni e parole non bastano e le azioni che ne conseguirebbero inciderebbero su tutto il nostro modo di vivere e di pensare, rendendo estremamente improbabile una generale accettazione. E di questa abbiamo bisogno per sopravvivere alla nostra stessa presenza.

Può darsi che, come altre volte è accaduto nella storia di questo minuscolo pianeta, la tenacia della vita ci aiuti a restarci, ma a costo di un cambiamento che potrebbe renderci irriconoscibili a noi stessi, se non nell’aspetto –anche questo non è da escludere del tutto– certo nel comportamento, nelle relazioni interpersonali, nel modello o nei modelli culturali su cui regoleremo la nostra futura esistenza di sopravviventi a un’era di violenza e di sopraffazione.

Nessun commento: