martedì 6 marzo 2012

2. Un’emergenza: l’Io


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Nella teoria dei sistemi complessi e segnatamente in biologia si parla di emergenza quando dall’interazione di un sistema sufficientemente grande di elementi si produce un cortocircuito che dà origine a un fenomeno non previsto né prevedibile a partire da quell’interazione e da quegli elementi.

Così dalla separazione individuo/ambiente non era immediatamente deducibile la comparsa dell’IO, tant’è vero che ci sono voluti milioni di milioni di anni perché ciò avvenisse. L’individuo non è ancora l’IO, gli manca il “riflesso di coscienza”, che si manifesta, a quanto sembra, solo nei primati per poi dominare tutta la sfera comportamentale solo con l’uomo (e anche qui ci sarebbe da discutere...).

Non è da pensare che l’emergenza dell’IO sia stata istantanea e simultanea per tutti gli ominidi di un certo livello evolutivo. Questo livello avrà posseduto la coscienza dell’IO a un diverso grado, permettendo alla selezione naturale di agire positivamente su di essa. I vantaggi di una più sviluppata coscienza dell’IO avranno probabilmente compensato eventuali svantaggi di tipo fisico. Ma quali sono questi vantaggi?

Non tanto una maggiore reattività, giacché molti animali erano certamente più dotati in tal senso, e neppure una memoria particolarmente duratura: un cane, un gatto, ricordano benissimo da chi possono aspettarsi un buon boccone e da chi una pedata. È piuttosto il confluire di tutte queste reazioni in un unico punto che viene assumendo un poco alla volta una centralità che ne permette il pronto riconoscimento e quindi il dominio psichico se non fisico. A questo va aggiunta una capacità di previsione che non si attiva solo in presenza di un segnale di allarme –come quando una lepre ode dei passi e appizza le orecchie– ma anche in assenza di qualsiasi segnale, semplicemente quando la situazione ambientale ne ripete un’altra che si è visto essere di pericolo. E ancora, l’applicazione tutta umana del principio di causa permette di inferire una situazione di pericolo da eventi che nulla sembrano avere in comune con quella: da qualche parte viene firmata una dichiarazione di guerra, pochi minuti dopo crolla un palazzo a mille chilometri di distanza.

L’emergenza dell’IO come intelletto pensante permette anche di creare situazioni che siano di pericolo per altri senza che nulla lo dia a vedere: la tecnologia non fa che perfezionare di continuo gli strumenti adatti, dalla balestra al missile intercontinentale. Stando a quanto qui si dice, l’emergenza dell’IO gioverebbe soprattutto a risolvere rapporti conflittuali a favore di quello fra i contendenti che possiede un IO più forte, il che peraltro non è sempre vero. Ma nell’espletare tutte le sue potenzialità l’IO non si limita certo a questo. La sua comparsa sulla scena evolutiva ha portato con sé molte altre conseguenze, tra cui un incontenibile bisogno di crescita, di superamento dallo stato attuale in direzione di uno sempre più appetibile, un’incessante corsa verso un welfare in permanente fuga davanti a noi. Ed è assai poco probabile che questa fuga, che un termine deve pur averlo, lo trovi nel benessere di tutti.

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