mercoledì 14 marzo 2012

3. La definizione di ambiente

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[Al Numero 1 di questa serie ho commesso una scorrettezza metodologica. Oppure no?
Ho parlato dell’individuo come ‘ambiente di se stesso’ senza definire ‘ambiente’. Ma normalmente non definiamo ogni parola che usiamo! Sì, ma qui lo stiamo facendo, dopo essercene serviti…
Non è inusuale in logica introdurre un termine in un caso particolare per poi generalizzarlo. Ed è questo ciò che sta accadendo. Comunque resta l’ambiguità: ambiente significa la parola ‘ambiente’ o è già una sua applicazione? Detto altrimenti: la ‘definizione’ riguarda la parola o ciò che con essa vogliamo definire?
Ma perché indugiare su questi bizantinismi?
Perché proprio dalla loro ambiguità dipendono non solo molti malintesi, ma su di essi si possono costruire argomentazioni capziose e interi percorsi giudiziari. Troppo spesso parliamo senza curarci di definire né di che cosa parliamo né le parole con cui ne parliamo.]

Solo a avvenuta emergenza dell’Io possiamo chiaramente superare da questo l’ambiente che lo circonda. L’autocoscienza va di pari passo con la conoscenza del mondo. Quanto più conosciamo il mondo (che è nella sua massima estensione, il nostro ambiente), tanto più conosciamo noi stessi.

[Buona ragione per esplorare il mondo senza pregiudizi ideologici o religiosi]

Qualcuno avrà certamente notato la contraddizione contenuta in ciò che sto dicendo: da un lato affermo la necessità che l’emergenza dell’Io preceda la costruzione dell’ambiente, dall’altro dico che questa emergenza è subordinata a quella costruzione…

[È probabile che senza la contraddizione non ce la caviamo nell’uso della mente. Non è un caso che IMC ha proprio nell’autocontraddizione il suo punto di forza.]

Un’altra lettura potrebbe escludere la questione delle priorità. Dati due eventi, la priorità dell’uno sull’altro dipende unicamente dalla ‘freccia del tempo’. Se il tempo fosse areale e non lineare, come vuole la convenzione, molte contraddizioni – se non tutte– cadrebbero e la priorità dell’IO sull’AMBIENTE o il suo contrario perderebbero ambedue il loro senso.

[Ma una lettura del genere richiederebbe una revisione radicale del concetto di ‘tempo’, revisione a cui non vorrei né saprei mettere mano.]

Più semplicemente le controversie sulle priorità si risolverebbero o, come nel caso di Leibnitz e Newton a proposito della scoperta del calcolo infinitesimale, con la dichiarazione di contemporaneità o di totale indipendenza delle scoperte.

Ritornando ora alla definizione di AMBIENTE, più che la questione della priorità penso meriti attenzione il rapporto tra questo e il centro intorno a cui lo costruiamo. È un rapporto di subordinazione dell’uno all’altro, di prima reciprocità, di dominanza alterna. La casistica è molto variegata e non inquadrabile in tipi fissi. L’unica cosa sensata che si può dire in generale è che, qualsiasi intervento si voglia praticare ne vanno accuratamente studiate le conseguenze su ambi gli elementi, il centro –eventualmente specificato come IO– e l’ AMBIENTE. Non sempre lo si fa, anzi il più delle volte l’interesse particolare prevale e solo in un secondo tempo –spesso troppo tardi– ci si rende conto delle connessioni, e chi ci rimette è di regola l’ AMBIENTE.

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