venerdì 9 luglio 2010

Trilogia berlusconiana - Parte seconda



Hajikkaki, del manoscritto Bakemono Zukushi, del periodo Edo (XVIII-XIX secolo), artista ignoto


Ci sono diversi modi di valutare una persona. Alcuni riguardano la persona stessa, ciò che dice e fa, il suo comportamento, altri ciò che dicono e fanno le persone a lui vicine o da lui condizionate, questo tanto più quanto maggiore è il suo potere. Nel caso in questione, essendo il potere di Berlusconi notoriamente tra i maggiori in Europa come uomo economico e capo di governo, la sua influenza su quanto lo circonda è particolarmente grande. Posso quindi dal minuscolo osservatorio di uno di questi postini, trascurare ciò che dice e, fino a un certo punto, anche ciò che fa, per dedicare qualche riflessione alle cose che avvengono per la sua presenza.

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Il mio lavoro di formatore mi porta a contatto con molte persone, soprattutto giovani, delle più diverse condizioni sociali, e solo raramente mi sono imbattuto in persone che si riconoscessero in Berlusconi e nel suo operato. I ripetuti risultati elettorali non erano però in accordo statistico con quanto rilevato dai contatti personali. Mi è sembrato di vedere due modi diversi di pensare, l’uno per così dire pubblico, l’altro privato, questo normalmente intelligente, quello indisponibile a fare uso dell’intelligenza. Un effetto–massa che si riscontra anche tra gli altri animali e che rinuncia a servirsi delle autonome capacità decisionali per seguire un trend collettivo spesso contrario ai propri interessi. C’è da domandarsi come può un solo individuo produrre un simile trend. Forse non è sufficiente invocare il potere mediatico del ‘nostro' né la sua capacità di corruttore sostenuta da ingenti disponibilità finanziarie; occorre una sotterranea sintonia con lo ‘spirito del tempo ’, analoga a quella posseduta dal fascismo e che accecò interi popoli trascinandoli nella –fino ad allora– più terribile catastrofe prodotta dall’uomo. Non ritengo sensato un parallelo tra l’odierna destra berlusconiana e la destra di allora. C’è di mezzo la shoah, e non è cosa che si possa dimenticare. Un’altra considerazione le divide. Il nazifascismo si proclamava –ed era– sostanzialmente autarchico, e questo ne decretò la rapida fine. Il berlusconismo vive di un potente appoggio esterno. La sua politica non è autarchica, ma si identifica a grandi linee con quella in atto nei paesi occidentali, a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Più in là ancora, il berlusconismo ripropone, non senza apportare una riverniciatura tecnologica, la politica di aggressione e conquista che aveva contrassegnato fin dagli inizi l’ascesa degli Stati nazionali. Oggi le conquiste non sono più territoriali, ma di mercato; la ricchezza non è più localizzabile, è diffusa ovunque il denaro lo richieda e il potere non ha bisogno di strutture fisse o di una sede unica.

Queste cose Berlusconi le ha capite benissimo ( né ci voleva molto), ma le ha capite anche la gente che non a caso lo segue. Ciò che né l’uno né gli altri mostrano di aver capito, forse per la scomodità delle scelte che ne deriverebbero, è che il modello di accrescimento perseguito soprattutto in Europa, ma oggi dilagante per tutto il genere umano, è divenuto insostenibile per l’uomo come per il pianeta Terra. L’argomento è all’ordine del giorno su riviste specializzate e non, ma compare regolarmente anche sui quotidiani e perfino nei programmi televisivi. Stranamente, però, non ce ne è traccia nei programmi dei partiti politici, tutti –anche quelli dell’opposizione– improntati a un’ idea di crescita –più o meno felice– dell’economia, del welfare, del benessere, quando è evidente –e non potrebbe essere diversamente– il contrario. Nessuno vuole essere portatore di cattive notizie e si preferisce che le portino gli altri e, poiché viviamo in un periodo di permanente clima elettorale, finisce che veniamo a sapere di quel che ci aspetta soltanto quando ci stiamo dentro fino al collo, mentre uno sforzo unitario, senza vani infingimenti, ci renderebbe più sopportabile l’inevitabile. Aveva visto giusto già nel 1977 Enrico Berlinguer con il suo progetto di ‘austerità’, che, in quanto scelta politica condivisa, avrebbe forse causato meno scontento di un’ ‘austerità’ imposta, che, allo stato attuale, tocca la maggior parte della popolazione, mentre una minoranza è perfettamente in grado di adeguare i suoi redditi all’aumento dei costi. Si va in tal modo ricostituendo quella divisione in classi che si pensava in via di superamento. Sintomo di questo regresso sociale è anche il ritorno a vele spiegate della ‘meritocrazia’, che non mira più alla valorizzazione di ogni individuo, ma di premiare il più forte –indipendentemente dalle circostanze che l’hanno reso tale– sia economicamente che in termini di potere.

È democrazia questa?

Per alcuni, evidentemente sì, altri ne avrebbero sognato una realizzazione diversa.

3 commenti:

nadia ha detto...

Eccetera

E la gente si sentiva più vicina,
in fluide consistenze,
come se gli spazi non fossero necessitati dal tempo.

La paura di scoprirsi uguali in commiserati orizzonti
a sortire solitudini
o forse
la bellezza di un sogno condiviso?

In ogni angolo di quelle linee sorgeva un desiderio e così nessuno seppe come cominciò,
né quando.
Il mondo si rimpiccioliva sempre di più e le stelle cadevano in nuove geometrie.

- Cosa ti aspetti da questo, domani? -

Si ascoltarono in silenzio.

(E la vita non si articolò più).

Prese un giro di volta,
come fosse impazzita,
si beò del suo stesso vortice quasi udisse il diniego:
una Via Lattea senza più esplosioni.

- Siamo sotto questo cielo a chiedere la Luna,
una casa,
un diritto,
un bisogno,
un sorriso,
una canzone,
un libro,
un lavoro,
un sogno,
una strada, l’Universo.

Basterebbe ciò che abbiamo, la nostra complessa e semplice natura e quell’ora diventerebbe mai.

Un moto durante,
a volte muto,
altre scostante darebbe senso al nostro cercare.

E di un elenco disordinato sul mondo,
di una Babele circoscritta al potere non resterebbero che tre puntini ancor prima di un eccetera.

-Ci sono cose che è meglio non sapere,

moltitudini ignoranti,

questo saprei del domani se solo vivessi oggi. -

Non vi è bellezza che non paghi il disincanto e,
in questa assurda legge dell’essere,
la nostra dimensione si scarta
come un cilindro in bilico su due esistenze,
una scatola non aperta sulla possibilità di una scelta,
la fortuna parallela all’ambiguo elogio di un eccetera, eccetera, eccetera.

Nadia Lisanti

Ciao Boris, credo che il disastro berlusconiano stia proprio qui, scaturito dall'illusione che la televisione rappresent un mezzo di comunicazione interattivo.
Ha trasformato le persone in telespettatori passivi delle proprie vite, orientando lo sguardo in direzione orizzontale e inibendo la verticalizzazione delle proprie scelte: quante persone guardano ancora le stelle cadere?!
Non si sogna più un mondo condiviso ma essere ideatori di un piccolo giardino in cui si specchiano solo l'essere narcisista non pensante.

Tornerò...Grazie ancora Nadia
Un abbraccio a Paola

Anonimo ha detto...

LE 'CREDENZE' CONTROLLANO LA NOSTRA VITA:
http://www.megavideo.com/?d=TGUVMGJ9

saluti
mo

Anonimo ha detto...

Infatti sono gli spot commerciali che Berlusconi trasmette...Un abbraccio Mo!