lunedì 19 luglio 2010

Sguardo retrospettivo


Originale inedito di Paola Bučan


[Ancora una volta scritto piuttosto che parlato - un momento autobiografico ]

Da qualche mese sto lavorando a questi postini. E' il puro e semplice passatempo di un anziano signore che ritiene di avere esaurito la sua riserva di cose da dire, ma non si rassegna al silenzio, oppure vi si nasconde la speranza che il cervello possa ancora dargli qualche ragione di vita? Queste ragioni non gli sono certo mancate nel corso degli anni, sia che il cervello le abbia maturate dal di fuori (il più sovente), sia che le abbia prodotte dal suo interno (molto più di rado). Mi domando comunque se, nel caso del cervello la distinzione fra 'dentro' e 'fuori' abbia un senso. Per circa sessanta anni sono stato un compositore, ho scritto musica. Non so se buona o cattiva, o meglio la cosa, da un certo punto in poi, mi è stata del tutto indifferente, e penso che questa indifferenza estetica coinvolga anche l'ascoltatore, che è implicitamente invitato ad astenersi dall'usare la categoria del 'bello'. Quale altra categoria dovrà usare allora?

Le stesse che guidano il nostro cervello quando ne viene sotratta la categoria estetica. A molti questa sottrazione apparirà intollerabile, mentre altri le troveranno dei sostituti nella comprensione razionale o nella speculazione logica. Personalmente non sono affatto insensibile al 'bello', che peraltro non riesco ad applicare a nessun oggetto musicale prodotto dopo la metà del secolo scorso. E allora mi sono ridotto a rinunciarvi anche come stimolo produttivo, scrivendo sotto la spinta di altri interessi, logico-strutturali soprattutto. Cosiché, stremizzando un poco, posso dire che della musica da me composta, quasi nessuna 'mi piace' come il più modesto dei Lieder di Schubert, quasi tutte, però, le considererei con interesse se non fossero mie.

Questo mio particolare interesse per la struttura ai suoi vari livelli, da quello lessicale alle grammatiche, alle forme, ha trovato il suo naturale campo applicativo nella didattica, in ciò che si può 'imparare' anche se nessuno te l'insegna: autodidattica.

Nessuno però, né tu né altri, può insegnarti a diventare Schubert. Ho quindi messo da parte l'estetica, concentrandomi sulla didattica. Di qui alla pedagogia il passo è breve, e posso dire di averlo compiuto senza sforzo, ma con il grande piacere di trovarmi davanti un paesaggio assai più ricco delle "questioni grammaticali e sintattiche" che avevano alimentato le mie ricerche precedenti. Un altro passo ancora e sono passato ad altri interessi, da tempo latenti, e come inibiti dalla mia scelta musicale: interessi sociali, culturali, ecologici, filosofici. E a questi sto dedicando da una quindicina di anni la maggior parte delle mie energie produttive, un po' alla volta sottraendole all'attività compositiva cui ero legato professionalmente. Sono infatti convinto che, se qualcosa di generalmente utile avevo da dire -e dovranno essere altri a pronunciarsi su questo punto-, non è con i suoni musicali che sono stato capace di dirlo, ma con le parole.

1 commento:

Anonimo ha detto...

gentile Maestro,

trovo molto rassicurante constatare come sia sempre possibile, ad una mente vigile che rispetta se stessa, " capire a tutto tondo " e quindi rinnovarsi.Una delle cose più ostiche è sempre stata reggere il passo con la propria vita, coglierne i movimenti e osare la spinta della ricerca. Ora questa Sua capacità di non affezionarsi troppo ai propri pensieri, a quello che si è già compiuto e che non cambia più col nostro mutare, mi offre una conferma di cui avevo particolarmente bisogno, Il rapporto col tempo rileva il rapporto che abbiamo con noi stessi e la capacità di crearsi sempre un tempo possibile è esattamente quello che mi dà la sensazione di poter essere liberi.

cordialmente Orietta