[Dialogante 2] L’altra volta hai fatto un’affermazione,
dandola pure per ovvia, che la verità non può che essere monopolio dell’alleanza
tra morale, politica e religione. Lì per lì non ci ho riflettuto, poi però,
ripensandoci, l’ho trovata perlomeno singolare. La verità, come in genere viene
intesa, ha a che fare con la conoscenza o meglio col rapporto tra realtà e
conoscenza; può essere menzogna, utopia, approssimazione; assoluta, relativa,
inconoscibile; non avevo mai pensato a lei come funzione di tre variabili tra
loro collegate…
[Dialogante 1] … o piuttosto di una sola grandezza espressa
da tre parametri.
[Dialogante 2] E quale sarebbe questa grandezza?
[Dialogante 1] Quella che Nietzsche chiamava volontà di potenza…
[Dialogante 2] … e che sarebbe caratteristica della specie
umana…
[Dialogante 1] … più in particolare del sesso maschile…
[Dialogante 2] … o meglio della componente maschile di ambo
i sessi…
[Dialogante 1] … una spiegazione banalmente fisiologica.
[Dialogante 2] Se vuoi, possiamo elevarla culturalmente,
cioè darle uno statuto culturale, ma non vedo che cosa ci guadagniamo. Anche i
bufali maschi sono guidati dalla ‘volontà di potenza’, chimicamente dal testosterone.
[Dialogante 1] Semplificazione darwinistica, o, se
preferisci, darwinismo semplificato.
[Dialogante 2] Naturalmente hai ragione, ma la mente umana
non si ferma a questa prima costatazione…
[Dialogante 1] … mentre qualche volta farebbe bene a
fermarsi – …
[Dialogante 2] … e la riveste culturalmente di ideologia.
[Dialogante 1] Solo così diventa pienamente umana.
[Dialogante 2] Quindi per te l’umanità non è nient’altro che
una sottile pellicola ideologica applicata a una banale realtà chimico-fisica.
[Dialogante 1] Gli aggettivi ‘sottile’ e ‘banale’ sono un’aggiunta
tua, non autorizzata.
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