giovedì 25 febbraio 2016

Tratta XXXV.4 – … i modi di non esserlo possono essere infiniti



[Dialogante 2]   È forse più interessante ciò che la morale ha da dirci su ciò che non è morale anziché su ciò che lo è.
[Dialogante 1]   Segno che la morale è più ‘morale’ al negativo che al positivo.
[Dialogante 2]   Un romanzo morale – e non si dice moralistico – rischia di essere illeggibile, mentre uno che non lo è si lascia leggere anche se l’autore non si chiama Tolstoj.
[Dialogante 1]   Un moralista direbbe che la natura umana è radicalmente perversa, mentre le cose stanno in maniera molto più semplice: il modo di essere morale è in genere uno solo o poco più, mentre i modi di non esserlo possono essere infiniti. C’è un solo quattro ma ci sono infiniti numeri che non lo sono.
[Dialogante 2]   Che sia questa la ragione per cui un pensiero positivo è quasi sempre in minoranza rispetto a uno negativo, e le poche eccezioni vengono avvertite come una prevaricazione.
[Dialogante 1]   Ci vuole molta più diplomazia (o molta maggiore pressione autoritaria) per far passare una proposta che una critica.
[Dialogante 2]   La morale infatti, per farsi accettare, è dovuta ricorrere a un potente alleato, quale la religione (da noi raccogliendosi sotto la cupola del Vaticano), che naturalmente non manca mai di chiedere una contropartita…
[Dialogante 1]   … che presso i cattolici ha voluto dire rinuncia alla propria autonomia e legarsi mani e piedi al carretto della Chiesa…
[Dialogante 2]   … nel quale di morale ce n’è poca assai.
[Dialogante 1]   Se parli così vuol dire che anche tu sei un moralista seppure non di stampo cattolico.
[Dialogante 2]   Forse hai ragione nel ritenere inscindibile la morale dal nostro essere degli umani.
[Dialogante 1]   Noto che non hai detto ‘uomini’ ma ‘umani’.

[Dialogante 2]   Per troppo tempo in materia di morale siamo stati proprio noi uomini (in senso stretto) a dettar legge quando ad aver più diritto e competenza erano senz’altro le donne.

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