579
Proviamo a vederla
diversamente: tra il ricco e il povero c’è un’evidente asimmetria: ciò che il
primo ha in sovrabbondanza, il secondo ne è carente fin sotto la soglia
dell’indispensabile. Tale asimmetria inoltre non è un dato di natura come
l’elefante che è grande e la pulce, piccola. Ma è frutto dell’azione dell’uomo,
che ha sovvertito l’ordine naturale gonfiando la pulce fino a farla diventare
un elefante e riducendo quest’ultimo alle dimensioni di una pulce.
Gli uomini sono tutti
uguali, dicono gli uni; sono tutti diversi, dicono gli altri, e sappiamo
benissimo che hanno ragione ambedue gli schieramenti e che l’opposizione
riguarda solo il punto di vista. Quindi anche l’opposizione tra il ricco e il
povero è più apparente che reale: l’uno è ricco di beni terreni, l’altro di
beni celesti, che riscuoterà un giorno abbastanza vicino se è sufficientemente
povero. L’asimmetria di cui si diceva è ciò che salva la nostra diversità, e
questa –la diversità– dicono gli studiosi che è essenziale alla sopravvivenza.
I poveri, quindi, siano grati ai ricchi che grazie a loro possono vivere in
relativa sicurezza e i ricchi dal canto loro hanno ragione di dichiararsi
soddisfatti perché, oltre a possedere la ricchezza, sono anche garanzia di
sopravvivenza per i poveri. Questo è ciò che logicamente pensa un ricco. Forse
un povero non si dirà d’accordo, ma che importa?
Il mondo è dei
ricchi.
Nessun commento:
Posta un commento