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È quindi essenziale
che famiglia, scuola e la società tutta vengano sensibilizzate all’obbligo di
capire –i mezzi oggi non mancano– al fine di decidere con la maggior
consapevolezza possibile quando la democrazia ce lo chiede. Stando all’oggi
(fine marzo 2011) la consapevolezza –politica non partitica– messa in opera per
le decisioni che ci riguardano tutti sembra assai scarsa. Spesso è sufficiente
una promessa evidentemente vana o un debole richiamo ideologico a produrre una
decisione irriflessa le cui conseguenze possono rivelarsi catastrofiche. Si
pensi ai danni incalcolabili dell’assenso dell’Europa al fascismo. Ma questo
non è bastato a indirizzare la società e in particolare la scuola verso un
potenziamento del pensiero critico, autoriflessivo. Al contrario, il peso delle
ideologie e delle religioni sembra aver subito negli ultimi decenni un
ulteriore incremento, come dimostrano l’acuirsi delle guerre locali, dei
movimenti di liberazione, il frantumarsi di interi stati. Questi eventi non
sono certo da valutarsi negativamente, ché in molti casi hanno rappresentato un
deciso avanzamento di civiltà, specie se adottiamo come metro il modello
europeo, oggi in via di mondializzazione. Solo che tale modello, appare
anch’esso in evidente crisi, e non saprei dire se si tratta di una crisi di
crescenza o di quella che precede l’atto finale.
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