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- Può essere nuova l’esperienza della vecchiezza?
- Certo! Nuova per il singolo, vecchia per la società.
- E noi saremmo una società ‘vecchia’?
- In ogni caso più vecchia degli individui che la compongono.
- E quand’è che l’individuo si dice vecchio?
- Glielo segnala il corpo con i suoi acciacchi.
- E una società ‘vecchia’ è una società di vecchi?
- Non necessariamente. Può essere anche una tribù amazzonica rimasta isolata per millenni e con una vita media di mento di trent’anni.
- Una società ‘vecchia’ soffre anch’essa dei malanni dell’età?
- Certamente, ma dei suoi sintomi spesso non ci accorgiamo, perché ne siamo colpiti tutti, indistintamente.
- A dire il vero, poiché sembra assodato che discendiamo tutti da una medesima coppia di mutanti, non ha senso distinguerci per età ‘biologica’, ma solo per età individuale, e in tal senso l’esperienza dell’invecchiamento non può che essere privata…
- … anche se comune a tutti…
- A riflettere sulla vecchiaia possono essere soltanto i vecchi?
- Quando Goethe inventò la figura dell’arpista e Schubert la interpretò musicalmente non erano certo vecchi.
- Giusto! Vedi noi due: vecchio l’uno, giovane l’altro.
- Ma se siamo la stessa persona!
- Forse siamo stati vecchi fin da giovani…
- … e forse continuiamo a essere giovani anche da vecchi…
- (a due)… e oggi non sappiamo deciderci e aspettiamo che qualcuno venga a decidere per noi. Ma ci lasci ancora qualche tempo per pensare…
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