Dalla serie Half Drag, di Leland Bobbé
[523]
Resistere, resistere,
resistere…
Oppure cedere…
La forza di
resistere, il piacere di cedere.
La retorica corrente
considera maschile resistere, femminile cedere.
Balle: spesso chi
resiste semplicemente non ha la forza di cedere.
Perché se non è
facile abbandonare una posizione duramente conquistata, nella quale abbiamo
investito buona parte di noi stessi, ancora più difficile può risultare
abbandonarla quando è palesemente perdente.
Cedere non significa
necessariamente dichiararsi sconfitti, ma può anche significare rendersi
disponibili al pensiero altrui, a ipotesi altre dalle nostre. E in questo
senso, il ‘femminile’ è più forte a resistere del ‘maschile’.
Se a un uomo vengono
meno i suoi ideali, le sue fedi, la sua mascolinità ne risulta fortemente
compromessa. Il suo cedimento tuttavia è ben altro da quello della donna
consenziente, che non è certo un passivo arrendersi alla volontà altrui, ma
deliberata partecipazione a un piacere comune. Il verbo ‘cedere’ come pressoché
tutti i termini di una lingua, non possiede
un suo proprio significato ma lo riceve
dal contesto –verbale, situazionale– in cui si trova inserito. D’altra parte il
suo inserimento in quel certo contesto dipende dal significato che il contesto
suggerisce, un loop che rende il linguaggio verbale assai poco affidabile. E
così il cedimento, come anche la resistenza, non ammettono una qualificazione
di genere, ma solo circostanziale e anche lì il giudizio sulla circostanzialità
resta una variabile aperta che in nessun modo conviene chiudere.
Allora ‘resistere’ in
determinate occasioni può voler dire cedere o anche viceversa? E che ci sarebbe
di strano? I linguaggi li abbiamo inventati noi, come pure il giudizio, quindi
anche il loro uso è a nostro arbitrio.
Oppure no?
2 commenti:
Caro Boris Porena, utilizzerò questi concetti preziosi in qualche lettera d'amore appassionata... linguaggi si linguaggi no, abitudini, paure, conservazioni e cambiamenti, cedo se resisto, resisto se cedo, conservo se cambio, scopro se conservo? Cediamo o resistiamo alla morte e quindi alla vita stessa? E quel giudizio, suona così forte... Ciao Boris Porena e ciao anche a te Rigobaldo!
...ah, e poi c'è il dubbio, il preziosissimo dubbio necessario, vitale che ci spalanca le porte dell'insondato ma non dell'incertezza, a volte sì, il dubbio come opportunità che ci sveglia tenendo attiva la nostra fottutissima e assetata curiosità esplorativa e bambina!
Ancora ciao...
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