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Le cose, gli oggetti
invecchiano? Ho già accennato nel postino precedente al fatto che di molte
parole facciamo un uso che potremmo dire ‘metafonico’ in quanto, trasferendole
da un campo esperienziale a un altro, ne trasformiamo anche il senso. Un
animale –compreso l’uomo– ‘vecchio’ ci dà l’idea di un animale indebolito
dall’età vicino alla morte, una ‘città vecchia’ è piuttosto un’attrattiva
turistica da conservare il più possibile. L’antiquariato è un commercio
redditizio, i cui oggetti vengono stimati proprio in ragione della loro età.
Viceversa un giovane in cerca di lavoro viene sottostimato per la stessa
ragione. Ma quest’ultimo non è un oggetto e la sua valutazione segue altri
criteri.
Ricordo che da
bambino avevo un orsacchiotto di stoffa, spelacchiato e malridotto, vecchissimo
all’apparenza, ma non per me, che lo consideravo amico e coetaneo. Del resto
anche i genitori e i nonni non hanno età per i nipoti, finché questi sono in
età infantile; la coscienza del tempo –o dovremmo dire la sua costruzione– si
forma a poco a poco, quando se ne comincia ad avvertire l’utilità. Il tempo di
per sé è utile? Certo, nella misura in cui la cultura gli assegna un ruolo
nella razionalizzazione dell’esperienza. Gli altri animali hanno il concetto di
tempo?
Forse non il concetto
(e a che gli servirebbe?); credo però che ne abbiano l’esperienza non
razionalizzata. Un giovane leone percepisce la ‘vecchiaia’ di un rivale con cui
misurarsi, così come questo sa quando
gli conviene girare alla larga. I viventi conoscono bene gli innumerevoli
‘indicatori di tempo’ che essi stessi si sono dati per orientarsi
cronologicamente. Una sfinge comincia a battere le ali all’arrivo del
crepuscolo per raggiungere prima della notte la temperatura corporea necessaria
all’involo. Il corpo stesso invia
al cervello i segnali che avvertono l’animale vecchio di non avventurarsi in
un’impresa superiore alle sue forze. Così come danno via libera al giovane,
anche se questo non garantisce il successo.
Le cose, gli oggetti
sono indifferenti al tempo; anche un sasso, un pianeta ‘misurano’, per così
dire, il tempo con i loro cambiamenti, solo i viventi sono in grado di
‘leggere’ le loro misurazioni.
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