Frammento del manoscritto dell'op. 101 di Beethoven
[477]
A questo punto, cioè
dopo il postino 476, si pone la domanda: è possibile una crescita solo mentale,
che non sia comprovata anche da un progresso materiale, dallo stile di vita? La
mente si è probabilmente evoluta sulla spinta dei problemi concreti che è stata
chiamata a risolvere; e per risolverli ha dovuto cominciare col farsi un’immagine
pluridimensionale dei parametri in gioco. Ha dovuto cioè procedere a un’analisi
che riproducesse al meglio la loro variabilità. Ha sviluppato per questo fine
una disciplina –la matematica– atta a mettere in corrispondenza biunivoca
sequenze di eventi reali con serie numeriche ottenute mediante operazioni
mentali condotte su oggetti reali.
Come si vede,
l’intreccio tra il reale e il mentale rende spesso indistinguibili i due campi
e li rende l’uno vicariante dell’altro. In molti casi risulta quindi ozioso chiedersi se
la tale o talaltra attività –per esempio la musica o la pittura– sia ‘astratta’
o ‘concreta’. I prodotti materiali sono in ogni caso concreti, ma lo sono anche
i relativi progetti? E nel caso della musica, che cosa è concreto: solo i suoni
emersi dalla sorgente –voce o strumento che sia– o la traccia magnetica su un
disco, o la serie numerica delle frequenze, o infine una serie di segni
grafici?
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