lunedì 10 novembre 2008

Parabola: 'Una lampadina, una ciotola d'acqua' - Risposta a commenti

Boris è molto interessato ai commenti che state inviando numerosi su questo Blog. Qui riprende un commento lasciato sul post 'Qualcosa sulla scuola' del 31 Ottobre 2008.
Inoltre Boris ci legge una delle sue più recenti Parabole: 'Una lampadina, una ciotola d'acqua' tratta dall'omonimo libro Parabole.
Continuate ad intervenire.



'A mio modo di vedere i ragazzi oggi dimostrano familiarità coi concetti di effetto serra, buco nell'ozono, inquinamento, CO2 eccetera. A volte mi sono sorpreso di tutti i particolari di cui sono a conoscenza'.

'Tuttavia questo castello crolla non appena si provi a collegare tra loro le varie nozioni, ad aprire simultaneamente più di un "cassetto" mentale, per cui non è chiaro cosa c'entra la mia consolle all'ultimo grido con il riscaldamento globale, che c'entra il mio rubinetto che perde con l'acqua che è un bene finito, che c'entrano i termosifoni accesi e le finestre aperte nella mia scuola con l'inquinamento, il petrolio con l'approvvigionamento e la distribuzione del cibo ... Sfugge il collegamento tra le cose ...'

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Beh non molto incoraggiante questa parabola...Viene da interrogarsi sull'utilità che può avere ridurre gli sprechi, adottare certi comportamenti. Sentirsi a posto con sé stessi, d'accordo. Ma poi? Si ripropone un po' la "solita" morale della gocciolina nell'oceano. Si addita la politica o il "sistema" come colpevole di queste gravi mancanze. Si dice che l'Uomo non imparerà finché non ci sarà qualche catastrofe (sempre se ne avrà ancora modo). E allora? C'è una soluzione?
In attesa di una sintesi la mia morale provvisoria è: che altro potrei fare?

Anonimo ha detto...

Mah, io interpreto la parabola in questo modo...Intanto mette in risalto il paradosso in cui viviamo tutti. Siamo sia ambientalisti sia consumisti sfegatati, chi più chi meno. Il 'sistema' è costruito così a posta, ed è praticamente impossibile non essere parte di esso. Tra l'altro non ci rendiamo neanche conto della nostra ipocrisia che rende le nostre azioni un tantino omicide - suicide.
Cambiare la resistente tendenza del pensiero trasformandolo da consumistico a parsimonioso [e realistico (abitiamo sulla terra, non ci sono risorse infinite,ogni rifiuto che creiamo ce lo mangiamo)] deve essere compito sia del singolo 'il maestrino delle scuole' visto anche come la responsabilità dal basso, individuale, sia delle sfere alte 'Las Vegas', lo stato, la politica, la multinazionale.
Inoltre mi viene da pensare che forse rivolgersi al problema specifico per un 'sensibilizzatore di ragazzi'(in questo caso il problema lampadine) non giovi molto. Bisogna lavorare proprio sull'organizzazione del pensiero, su quelle connessioni di cui mi pare si è già parlato su questo Blog, collegare i vari problemi specifici...Insomma questa parabola stessa mi pare azzecata per non esaminare il problema energetico con il solito 'buonismo', quanto meno ci dà un pretesto per prendere il problema da un altro punto di vista.
Chissà come avrebbero reagito quegli stessi ragazzini sentendo questa parabola...
Cordiali Saluti
Il Signor A.

Anonimo ha detto...

Si insomma possiamo scegliere tra questo.....e quest'altro.
Errata corrige gregge con due g, la grammatica non è mai stata il mio forte.
Cordiali saluti.
Un sempre più garbato Signor A.

Anonimo ha detto...

Pecore a parte -o forse comprese-, e certamente parabole a parte, direi che un argomento centrale è quello delle domande da porre (da porci).

Che domande bisognerebbe fare (farci) sulla energia?
Sulle materie prime? Sui rifiuti? O sull'argomento più generale che li includi tutti, cioè la crescita?

Forse lavorando tutti insieme riusciamo a stilare una lista. A me piacerebbe che fossero:

- domande di apertura del dibattito, non domande che portino ad un confronto,

- domande che migliorino la nostra comprensione, quindi che ci aiutino a collegare ...

Qualche idea?

Anonimo ha detto...

è una questione questa molto delicata...
perchè ci si può dire ambientalisti ecologisti quanto si vuole e però rimanere incastrati che lo si voglia o meno nei meccanismi di un sistema da cui è difficile sganciarsi
ad esempio: posso sapere che usando la macchina contribuisco ad aumentare il livello di inquinamento nell'aria e pensando anche al fatto che usarla significa anche comprare benzina e questo significa in qualche modo incrementare il mercato del petrolio , probabilmente in qualche modo forse il mio comportamento ha effetti molto più lontani di quello che penso...
forse nonostante io sia pacifista influisco inconsapevolmente sullo svolgersi delle guerre nel mondo(molte delle quali legate al petrolio)
eppure pur sapendo queste cose non riesco a rinunciare all'uso di questo mezzo
e lo stesso discorso può valere per tante altre cose
nei supermercati, nei negozi è pieno di beni che provengono dallo sfruttamento di altre persone nei vari angoli del mondo
magari può funzionare l'arma del boicottaggio
ma può funzionare veramente?
più e più volte mi sono chiesta se forse per non collaborare con questo stato di cose bisognerebbe ritirarsi su un monte e cercare di essere più autosufficienti possibile
ma in realtà mi sembra una scelta un po' troppo estrema
e allora mi dico forse è meglio scendere a compromessi
ma mi assale il dubbio che compromesso dopo compromesso si ceda alle grinfie di questa società consumistica
insomma dubbio su dubbio si mordono la coda a vicenda e non so quale può essere la soluzione
forse cominciare dal piccolo?
ma se il piccolo è il quotidiano e quotidianamene sono costretta a scendere a compromessi come posso realmente influire su questa società consumistica affinchè vada da un'altra parte?