mercoledì 2 gennaio 2013

Ancora diciannove riflessioni su politica, potere, formazione (vi)


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È mia convinzione che allo stato attuale, almeno a livello delle grandi concentrazioni di potere, la politica come forma di pensiero riguardante la salvaguardia della collettività non ha più alcun ruolo. La parola risuona con sempre maggiore frequenza in bocca a chi crede di rivestirla di significato concreto, quando invece non fa che sostituirlo con altri significati che con la politica non hanno più niente a che fare, posto che l’abbiano mai avuto. Proprio la globalizzazione dei problemi legati alla sopravvivenza ha portato alla contrazione del pensiero politico su due modelli antagonisti, nessuno dei quali è in grado neppure di affrontare quei problemi. Che cosa l’umanità ha fatto per uscire da questo impasse?
Per prima cosa ha riproposto, con piccole varianti di forma ma con sempre maggiore impiego di mezzi devastanti, lo schema tradizionale dello scontro bellico, poi trasferito su quello, apparentemente meno cruento, ma altrettanto infame, dello strozzamento economico o finanziario. Infine ha dato inizio a una guerra informatica di cui non sono prevedibili gli sviluppi e tanto meno gli esiti.
Immutabile è rimasto per contro il pensiero politico di fondo, antagonistico e competitivo come e più di prima. Il fatto che l’Occidente si nasconda dietro una maschera pacifista non deve ingannare –ed effettivamente non inganna– gli altri popoli, che più rozzamente contrattaccano con l’arma impropria del terrorismo in attesa di portarsi all’altezza tecnologica dei loro avversari. E, come vediamo giorno per giorno, per molti di questi popoli, la parità, nonché raggiunta, può dirsi ormai superata. Non c’è che da sperare che il sorpasso sia avvenuto, come forse è già il caso, anche sul versante del ‘pensiero politico’. L’esempio, non certo felicissimo, dell’Unione Europea c’è da augurarsi che venga surclassato da quello sudamericano, vivificato da una robusta cura di marxismo non sovietico. Spero di non sbagliarmi nel vedere proprio nel Sudamerica un terreno di sperimentazioni per un nuovo modo di intendere e praticare la politica.

[Nell'illustrazione, una mappa con le unità amministrative di primo livello del continente sudamericano prodotto da N. V. Kelso http://kelsocartography.com/]

1 commento:

Bernardo ha detto...

Un insegnante di geografia economica accorda la più totale condivisione delle Sue parole e dei Suoi auspici. con stima. Bernardo Severgnini