martedì 24 gennaio 2012

Il tempo tra mito e realtà

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Ho ricevuto alcuni giorni fa una pubblicazione che mi ha tenuto occupato più di una settimana per la singolarità dell’argomento, la serietà della trattazione e la bella veste tipografica. È il catalogo di una mostra tuttora visitabile* presso il Museo Civico Archeologico di Anzio, mostra del titolo
Anzio e i suoi Fasti

e dal sottotitolo accattivante riportato in testa a questo postino. L’elemento anche iconograficamente unificante sia la mostra che il catalogo è costituito dai Fasti –modernamente ‘calendari’– che presso i romani erano associati ai nomi dei due consoli in carica nell’anno in questione.

A parte i reperti riguardanti i Fasti, la raccolta esposta al pubblico comprende una statua di Hermes, copia presumibile da un originale di epoca classica, una coppa d’argento di incerta datazione, due brocche presumibilmente coeve, alcune lastre votive e un interessante rilievo mitraico.

Per me, che per le solite ragioni, non posso visitare la mostra in loco, la disponibilità di un così bel catalogo è particolarmente gradita, e non solo per l’accurata riproduzione dei reperti, ma per l’originale silloge di testi letterari e filosofici concernenti il più problematico dei parametri di cui ci serviamo per descrivere la nostra esperienza del reale: il tempo. La domanda si che cosa sia è già mal posta: il tempo non è, no può essere una ‘cosa’ perché, se lo fosse, dovrebbe essere, come tutte, nel tempo. E avremmo un’insulsa tautologia. Il ‘luogo’ del tempo potrebbe essere la nostra mente, che allora dovrebbe contenere non solo Greci e Romani, ma anche mammut e dinosauri, oltre mio nonno e il Big Bang. E anche qui non ci siamo… Negheremmo noi il tempo? E se lo negasse la vita stessa nella morte?

Gli antichi –ma quanti tra di noi si conservano antichi– opposero ai viventi, prigionieri di un tempo finito, gli immortali “che abitano le cime del nevoso Olimpo, ed il Tartaro tenebroso nei recessi della Terra delle larghe vie…” (Esiodo). Ma gli immortali non si comportavano diversamente dai mortali, e allora questi ultimi persero ogni rispetto per essi e li sostituirono con un Dio solo, fuori dal tempo e dallo spazio. Ma anche questo non poteva soddisfare il loro desiderio di capire. Il Dio solo e inafferrabile decise allora di generare un figlio nel tempo, capace di morire e nel contempo di vivere in quanto Spirito, ma gli uomini continuarono a non capire.
“Che cosa è il tempo? Se nessuno me lo chiede lo so, se devo spiegarlo a chi me lo chiede non lo so” (Agostino)
“Il passato non è più, il futuro non è ancora, il presente me lo porto sempre appresso” (ragazza anonima)
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Una succinta ma essenziale raccolta di citazioni greche e latine si legge circa a metà catalogo, di cui –per chi non può recarsi alla mostra– costituisce il cuore, al quale confluiscono anche le altre sezioni: frammenti di archeologia mentale.

* La mostra ebbe luogo tra Luglio e Dicembre 2010. Il postino qui riprodotto data dell'autunno 2010.

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