mercoledì 4 marzo 2009

Ambiguità e domande:

Quando l'apparenza nasconde o confonde...


Punti di vista? Contenuti interpretabili in maniera diversa? Quali sono i criteri che ci permettono di osservare, descrivere e 'capire' ciò che ci circonda? Quali le difficoltà?

3 commenti:

Rigobaldo ha detto...

L'apparenza "confonde", direi, quando c'è un progetto di percezione "facile" (detto con tutto il rispetto verso la parola), relativamente convenzionale ...

Per fare un altro esempio -accanto a quello grafico proposto, espandendolo leggermente-, vediamo due persone insieme, e cerchiamo un'interpretazione "sociale" di questo loro trovarsi accanto. Rapporti di parentela? venali? professionali? criminali? erotici? casuali?

Capita di rado che i segnali essenziali "nascondano" il significato. Normalmente è la nostra interpretazione dei detti segnali (della quale siamo responsabili appieno) a nascondercilo. In questo senso, potrebbe descriversi il verbo "nascondere" come un verbo semanticamente riflessivo: grazie ai condizionamenti culturali, siamo un animale che è diventato efficacissimo nel nascondersi delle cose a sé stesso.

Diceva George Orwell, "to see what is in front of one's own nose needs a constant struggle", "bisogna lottare costantemente per vedere ciò che abbiamo davanti al naso".

Quali sarebbero i criteri? Libertà per primo, non tanto esterna quanto interna: cioè, libertà dei condizionamenti che noi stessi accettiamo per la propia comodità. Volontà di rinnovarsi continuamente, di fare la rivoluzione dentro al proprio Palazzo d'Inverno un giorno sì e l'altro pure.

[Eppure nella confusione ce n'è sempre una traccia di 'verità' comune: anche se sbagliamo animale, animale rimane].

Cordialità,

Anonimo ha detto...

Il Signor A.
Se, come credo, ho interpretato correttamente le parole del Sig. Rigobaldo, si, insomma mi trovo d'accordo...
Anche in questo caso si può cogliere sfumature comprensive assai differenti, per quanto uno si sforzi di essere chiaro.
Si, effettivamente questo fatto di osservare un immagine e vederla in più modi mi lascia riflettere non poco. Quello che penso è che questo può avvenire anche con l'interpretazione di testi, anzi con tutti i linguaggi conosciuti, ma non solo, con tutto ciò che conosciamo e viviamo o che crediamo di conoscere e di vivere... Effettivamente la parola 'nascondere' è un tantino presuntuosa poichè sottintende che vi è una Verità con V maiuscola celata da scoprire! Chissà poi se le cose stanno davvero così?
Il Porena ultimamente faceva riflettere sulla differenza tra i termini interpretazione e comprensione...riflettiamoci magari insieme!
Cordiali Saluti
Il Signor A.

Rigobaldo ha detto...

Gentile Sig. A,

la questione dell'interpretazione di una realizzazione espressiva (parlata o scritta, musicale, visivo ...) è evidentemente affascinante.

Pure lì può portare dell'aria fresca al discorso la riflessione sulle nostre vanità di controllo. Una volta che l'atto espressivo è compiuto, il prodotto in questione esce -per sempre- fuori dal controllo dell'autore. Scattano quindi atti ed atti di lettura (interpretazioni, reazioni) che a priori possono essere considerati ugualmente legittimi.
Alcuni di questi atti di lettura erano voluti dall'autore (fin qua vale il controllo); ma di altre possibilità l'autore medesimo non era consapevole. Caso di conoscerle, l'autore potrà essere d'accordo o meno; ma poco importa; non può né autorizzarlidisautorizzarli. (Questa realtà contrasta non poco con una fantasia culturalmente dominante, che vede invece l'autore come proprietario di un atto espressivo).

Cordialità,