martedì 26 settembre 2017

Tratta XLI.6 – No, se ripensiamo la nostra cultura metaculturalmente



[Dialogante 1]   La via di uscita ci sarebbe, solo che
1)   non si ha il coraggio di intraprenderla
2)    non si ha neppure il coraggio di riflettervi su
Dialogante 2]  E quale sarebbe questa via?
[Dialogante 1]  Lo sai benissimo anche tu: è semplice e ovvia, ma richiede un radicale mutamento del nostro ‘stile di pensiero’. Non più crescita illimitata della produzione e del benessere, ma una più equa ripartizione dell’una e dell’altro.
[Dialogante 2]  In altre parole: un nuovo comunismo.
[Dialogante 1]  Non credo sia questo il modello da perseguire. Tanto per cominciare, il comunismo non significava limitare la crescita né era particolarmente attento ai problemi ecologici.
 [Dialogante 2] Quindi qualcosa di ancor più restrittivo.
[Dialogante 1]  Se in un negozio di scarpe cerchiamo un numero più piccolo di quello che ci viene offerto non è per calzare le scarpe troppo ristrette ma per evitare quelle troppo lunghe…
[Dialogante 2]  … e tutto ciò che indossiamo è di vari numeri troppo largo.
[Dialogante 1]  Precisamente. Ma noi – o meglio alcuni di noi – non ci facciamo caso e con le nostre abnormi scarpe pestiamo i piedi a quelli – che sono i più – che ce le hanno strette.
[Dialogante 2]  E allora, dobbiamo portare tutti lo stesso numero?
[Dialogante 1]  No di certo: a ciascuno il numero e il tipo che il suo lavoro e la sua collocazione professionale richiedano (un giudice in tribunale difficilmente calzerà stivali da minatore).
[Dialogante 2]  Inoltre sarà un bene misurare questa corrispondenza con sufficiente larghezza in modo da lasciare spazio alle scelte e alle variabilità individuali, ecologicamente indispensabile come ci viene detto e ripetuto da chi se ne intende.
[Dialogante 1]  Così per esempio si lascerà un certo spazio anche all’arricchimento personale e collettivo, se da questo deriverà un vantaggio per tutti senza danno per nessuno.
[Dialogante 2]  Utopia al limite del ridicolo.
[Dialogante 1]  No, se ripensiamo la nostra cultura metaculturalmente.

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