[È una singolare e felice combinazione – o non è affatto una combinazione –
che le facoltà mentali che più si attutiscono con la vecchiaia sono quelle che
più facilmente possono essere sostituite dai computer. Così la facoltà di
calcolo aritmetico, di cui avverto la pressoché totale sparizione. Fino a
qualche mese fa cercavo di escogitare qualche rimedio, soprattutto durante le
veglie notturne, imponendomi dei calcoli di astrale difficoltà del tipo 47+35 o
131 – 78, calcoli che mi impegnavano letteralmente delle ore e per i quali mi
servivo spesso di audaci semplificazioni come la scomposizioni dei numeri in
unità da contare sulle dita. Ma qui subentrava una nuova difficoltà: lungo il
conteggio mi dimenticavo quante unità avevo sommato o detratto e mi toccava ricominciare
da capo, solo che non ricordavo più i numeri da cui ero partito.
Sono allora passato a operazioni più semplici contenute entro la
cinquantina. Per un poco le cose sono andate meglio finché una notte mi sono
incagliato sul 27 ± 14, riuscendo dopo aspra lotta a riprendere sonno. Il
mattino seguente con l’aiuto di carta e penna ho poi risolto ambedue i calcoli,
solo che con altri numeri. Ma non erano solo i miei calcoli numerici a turbare
le mie notti. Ci si erano messi anche quelli della logica proposizionale. Anzi
questi erano addirittura peggiori degli altri. Finché potevo eseguirli per
iscritto, le cose andavano passabilmente, ma, se mi si chiedeva di affrontare
il più semplice dei problemi logici a mente libera, la mente perdeva tutta la
sua libertà per ritrovarsi nella più angusta delle prigioni. Anche i giochetti
logici con cui un tempo amavo infiorare i miei ragionamenti metaculturali mi
erano impediti.
Io però, come il benevolo lettore può costatare, non ho desistito. Ho solo
cercato di evitare le trappole del pensiero logico-matematico. Grazie al cielo
il nostro cervello, se trova chiuse delle porte, ne cerca delle altre e, se non
le trova, dà di mano al piccone.]
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