Una fotografia di Mark Mawson
[Dialogante
2] Ma c’è almeno una categoria di prodotti n.i.
[Dialogante
1] E qual’è?
[Dialogante
2] Quella dei prodotti artistici. L’ARTE assolve qualsiasi prodotto dall’essere
inquinante.
[Dialogante
1] Vuoi dire che anche una bomba H, se disegnata Le Corbusier, cessa di essere
inquinante o perlomeno lo è meno di una di fattura antiestetica? Wagner ha
assolto Hitler con l’avergli prestato alcune delle sue idee?
[Dialogante
2] Non dico questo, ma Wagner resta quello che è, anche se Hitler si è servito
di alcune sue idee.
[Dialogante
1] Così dicendo non fai altro che affermare che l’arte e la propaganda sono
due variabili indipendenti e che sono possibili prodotti artistici n.i.
Altrettanto quanto prodotti inquinanti anche se sono artistici.
[Dialogante
2] In generale quindi converrebbe considerare tutta l’arte come ‘sospetta’ – per
dirla con Thomas Mann – , se non altro perché offusca il pensiero con l’estetica.
[Dialogante
1] Qualcuno direbbe al contrario che lo chiarisce illuminandolo con la luce
del ‘bello’.
[Dialogante
2] Altri direbbe che illumina forse l’oggetto ma abbaglia l’occhio e così via.
[Dialogante
1] Vedo che, come il prodotto dell’ingegno, così anche quello d’arte non
garantiscono nulla quanto l’inquinamento.
[Dialogante
2] E neppure il pensiero, dal momento che viene espresso in un qualsiasi
linguaggio.
[Dialogante
1] E il pensiero non espresso, tenuto per se?
[Dialogante
2] Inquina la persona che lo ha…
[Dialogante
1] … e una persona inquinata, non potrebbe essere pericolosa per altri?
[Dialogante
2] Stiamo tornando pericolosamente vicini alla censura preventiva dei regimi dittatoriali.
[Dialogante
1] Più che
sulla censura, preventiva o no, sarebbe meglio lavorare sulla formazione,
affinché ci metta in condizione di percepire l'inquinamento, anche se rivestito
di ingegno o di eccellenza artistica. Potremmo così
tributare il dovuto riconoscimento a quest’eccellenza, pur mantenendoci immuni
dal loro potere inquinante.
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