[Dialogante
2] Dopo tanto parlare siamo rimasti al palo: non sappiamo distinguere un
prodotto inquinante da uno che non lo è.
[Dialogante
1] Ricordiamoci di IMC e proviamo a pensare metaculturalmente.
[Dialogante
2] Tanto per cominciare: non ha senso attribuire a oggetti o pensieri la
qualifica di ‘inquinante’ o ‘neutri’ o ‘corroboranti’, se non si specifica il
termine di riferimento. ‘Noi’ come individui, come società, come specie, come
viventi, come enti. A seconda di dove imponiamo l’arresto,
potremmo avere risposte anche antitetiche.
[Dialogante
1] Ne conseguirebbe che il concetto di ‘inquinamento’ è fortemente
relativizzabile?
[Dialogante
2] Perché ‘fortemente’? È relativizzabile e basta.
[Dialogante
1] Hai ragione. Spesso una parola tira l’altra, come le ciliege.
[Dialogante
2] Anche questo è vero. Ma andiamo avanti!
[Dialogante
1] Se il concetto di inquinamento è relativo come qualsiasi altro, cerchiamo
di definire l’UCL per cui è valido.
[Dialogante
2] Ma prima ancora di definire, se possibile, questo UCL, chiariamoci sul
termine stesso ‘inquinamento’.
[Dialogante
1] Non necessariamente chi è stato inquinato ne soffre. Le anofeli inquinate
godono ottima salute. A star male sono quelli che le anofeli hanno punto. Fino
allo scoppio della guerra i nazisti stavano benissimo. A star male erano quelli
che non si sentivano tali.
[Dialogante
2] Cioè l’inquinamento può manifestarsi anche in seconda battuta e forse anche
a distanza di anni.
[Dialogante
1] E anche allora può darsi che gli infettati siano dannosi per altri, non per
se stessi.
[Dialogante
2] Vuol dire che l’inquinamento viene percepito solo all’interno di un certo
UCL, fuori dal quale neppure si può dire che ci sia.
[Dialogante
1] Stiamo attenti a non cadere nel ‘relativismo assoluto’.
[Dialogante
2] Finché avremmo un punto d’arresto, non corriamo questo pericolo.
[Dialogante
1] E noi, ce l’abbiamo questo punto d’arresto?
[Dialogante
2] Certamente: la sopravvivenza. Se Hitler ce l’avesse assicurata, anzi se l’avesse
assicurata a tutto il genere umano e, oltre, alla vita stessa sul pianeta, non
l’avremmo più visto come un agente inquinante, ma come un salvatore, un novello
Gesù Cristo. Ma non sarebbe stato Hitler.
[Dialogante
1] Ma chi potrebbe oggi assicurare la vita al nostro pianeta con tutti i suoi
abitanti?
[Dialogante
2] Nessuno, o forse tutti insieme, se compissimo la mutazione antropologica da
animale culturale ad animale metaculturale.
[Dialogante
1] Anche se dovesse essere questa la salvezza, una mutazione del genere non si
compie in un giorno e neppure in un anno. Ce ne vorrebbero parecchi di anni, e
poi le mutazioni non si decidono a tavolino e nessuno sa se è proprio la
direzione giusta quella in cui ci stiamo muovendo.
[Dialogante
2] L’ultima volta che una mutazione di portata simile si è verificata è stato
duemila anni fa, o meglio ha avuto inizio allora, ma quasi subito la condizione
culturale ha ripreso il sopravvento impedendole di realizzarsi appieno.
[Dialogante
1] È la tua vecchia idea basata su un’arbitraria interpretazione della figura
di Gesù.
[Dialogante
2] Come se le interpretazioni non fossero tutte arbitrarie!
[Dialogante
1] Così come le mutazioni tutte casuali e adirezionali…
[Dialogante
2] … cioè non inserite in un disegno
intelligente.
[Dialogante
1] Ci stiamo vistosamente contraddicendo: dapprima allineandoci decisamente
con gli oppositori dell’idea di un ‘disegno intelligente’ poi però invocandolo
quando ci fa comodo, come adesso, per riuscire dall’impasse in cui ci siamo cacciati.
[Dialogante
2] A parte che, in quanto metaculturali, la contraddizione non dovrebbe
spaventarci, non mi sembra neppure che ci siamo caduti. La mutazione di cui
sopra potrebbe essere incorso già da molti millenni e Gesù, come altri, niente
più che mutanti occasionali, sempre più favoriti dalle condizioni ambientali…
[Dialogante
1] … e quindi sempre più numerosi.
[Dialogante
2] Un ragionamento che si addice ai cristiani, ma anche ai topi.
Nessun commento:
Posta un commento