lunedì 20 febbraio 2012

... e l'accettazione


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Nei due postini precedenti [Io sono io e basta e Identità] abbiamo ragionato sull’identità individuale (dico 'abbiamo' perché spero di aver coinvolto, sia pur superficialmente, anche il lettore).

L’identità esiste solo a livello individuale?

Credo se ne possa parlare anche per altri livelli: familiari, sociali, di razza, lingua, cultura...; livelli che d’altronde coesistono in ogni individuo e concorrono alla formazione dell’identità individuale rendendola da singola a plurima, stratificata.
Un’altra domanda si pone ora: queste componenti dell’identità che chiamiamo 'individuale' sono sempre in sintonia tra di loro, si rincorrono l’una nell’altra, vanno d’accordo?

Sappiamo benissimo che ciò accade in un numero assai limitato di casi e che di solito le componenti della nostra identità litigano tra di loro fino a non tollerarsi più a vicenda. Ne nascono le nevrosi, l’isteria, perfino la schizofrenia, e si ricorre allo psicanalista, allo psichiatra, alle cure mediche.

Non avrei alternative da suggerire, se non una paziente autoanalisi e, a conclusione della stessa, l’accettazione di cosa siamo. Accettazione non più passiva, inconsapevole, ma attiva, cosciente, disposta a dare tutto ciò che può dare, perché un’identità in crisi può ricostruirsi –entro certi limiti– solo attraverso l’altro. Questo almeno credo per personale esperienza.

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