mercoledì 6 maggio 2009

Metaparola "Aggressione"

Continua sul blog specifico delle Metaparole l'aggiunta di nuove elementi di questa opera recente di Boris, di prossima pubblicazione integrale.

Proponiamo oggi qui -con una videoillustrazione un tantino dissacrante- la metaparola aggressione.




Con una stessa parola designiamo comportamenti alquanto diversi. Un leopardo 'aggredisce' un’antilope per nutrirsi. Un essere umano ne aggredisce un altro, ma raramente per mangiarlo. Semmai per derubarlo. Il che peraltro in certi casi equivale all'azione del leopardo, in quanto gli permette di sopravvivere. Ci sarebbe da domandarsi chi o che cosa gli impedisce la sopravvivenza; e si scoprirebbe che sono altri uomini. E la sua aggressione sembrerebbe allora più giustificata di quella del leopardo, cui l’antilope non impedisce nulla, semmai gli si offre come preda.
Leggere di più ...Comunque non diremmo che un uomo 'aggredisce' un piatto di insalata o una capra l'erba di un prato. Tutt'al più si tratterebbe di un'espressione metaforica per significare la voracità del comportamento nutrizionale. Se quindi compariamo la parola con l'azione che essa designa, vediamo che la parola è una, cui corrispondono però azioni diverse e diversamente interpretabili. È un fatto di tutta normalità, ma non sempre riconosciuto. Usiamo le parole essenzialmente per capirci ma non di rado sono le parole stesse che fanno sì che non ci capiamo. Quando vediamo dei banditi aggredire una banca, percepiamo la violenza dell'azione, ma non ne comprendiamo il senso: è necessità di sopravvivenza, è voracità di chi, avendo, vuole di più, è sete di giustizia sociale, è fanatismo politico? L'aggressione resta sempre aggressione come parola, ma il fatto significato può essere di volta in volta un altro. Anche la legge non si ferma alla parola e cerca di andare oltre. IMC* può darle una mano, come può dare una mano ogni volta che le parole ci impediscono di capirci.

* IMC: Ipotesi Metaculturale

Ringraziamo Eva Serena per il cortese contributo editoriale.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il tema mi sembra di grande attualità, tanto più che nella lotta impari che gli universitari e ricercatori francesi stanno svolgendo per difendere l'accesso democratico al sapere sono in preda, oggni giorno, a continue aggressioni verbali, minacce, violenze subdole o affacciate da parte dei responsabili politici e dei media. Vorrei appunto segnalare qui un importante contributo alla definizione della questione, da parte di un amico e collega, docente negli USA, Pier Massimo Forni che ha recentemente pubblicato un volume: "The Civility Solution. What to Do When People are Rude" (St Martin's Press, New York, 2008). Presenteremo più ampiamente questo lavoro con la partecipazione dell'autore che analizza il fenomeno dell'aggressività e suggerisce soluzioni per la convivenza civile e quindi la nostra sopravvivenza. La "civility" è prima di tutto l'attenzione all'altro, la comprensione dei suoi bisogni, dei suoi diritti, della sua opinione e il rispetto di questi.
Claude