lunedì 4 maggio 2009

Cinquant'anni or sono ...

Proponiamo oggi un articolo del giovane Porena di più di mezzo secolo fa. Gli amatori della musica apprezzeranno le testimonianze degli incontri con Adorno, Stockhausen … ma anche la solida valutazione, allora non del tutto condivisa, che esprime su Hindemith, Nono, Webern. Gli amatori del pensiero apprezzeranno le maniere dell’articolo, già inizialmente metaculturali, dove spicca la sobrietà critica con la quale un compositore ancora alle prime armi 'agisce e reagisce' davanti ad un incontro altocolto, di enorme prestigio.


I Ferienkurse di Darmstadt

Si sono svolti quest’anno a Darmstadt, dal 16 al 28 luglio, per la dodicesima volta, i Ferienkurse für Neue Musik. I corsi, istituiti nell’immediato dopoguerra dal Dott. Wolfgang Steinecke e posti sotto l’egida del Kranichsteiner Musikinstitut, hanno potuto ancora arricchire, rispetto agli anni precedenti, il loro programma grazie alla fusione di essi con l’iniziativa dell’Ente radiofonico dell’Assia: «Tage für Neue Musik».
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La magnifica organizzazione che ha regolato l’andamento delle manifestazioni, ha permesso a più di quattrocento musicisti di ogni nazione e continente di assistere, liberi da ogni preoccupazione materiale riguardante il vitto e l’alloggio, nella sicurezza che solo una grossa busta piena di biglietti, tagliandi, marche e contromarche può dare, ad una serie di concerti e manifestazioni così suddivise: 2 concerti orchestrali, 7 da camera, 10 tra conferenze e dibattiti; tutto ciò oltre i normali corsi di pianoforte, violino, flauto, composizione.

Nei varii concerti, sia orchestrali che da camera, sono state eseguite tra l’altro anche molte musiche di autori italiani e precisamente di Luciano Berio, Aldo Clementi, Franco Evangelisti, Giacomo Manzoni, Camillo Togni. A queste esecuzioni effettive vanno aggiunte l’audizione di una registrazione del Canto sospeso di Luigi Nono (di gran lunga la più bella cosa che si sia potuta udire quest’anno a Darmstadt, comunque un’opera di primo piano che meriterebbe di essere largamente conosciuta anche da noi) e l’audizione di musiche elettroniche dei Maestri Berio e Maderna, composte nello Studio di Fonologia della radiotelevisione italiana a Milano.

Ad un uditore profano, l’aspetto fonico complessivo dei concerti di Darmstadt sarebbe apparso forse poco differenziato, monocolore, di un «grigio topo» insomma, ma è un fatto che gli uditori profani a Darmstadt non sono rappresentati. Le musiche eseguite, a parte i due concerti dedicati a grandi autori della generazione passata (con severa esclusione di Paul Hindemith), erano tutte di giovani autori seguaci della tecnica seriale, soprattutto della corrente dei postweberniani. Il panorama della situazione della musica contemporanea è stato presentato così, non nella sua interezza, ma in modo assolutamente bastevole a caratterizzare un determinato settore.

Tra le conferenze erano particolarmente attese quelle del Prof. Theodor Wiesengrund Adomo. Quattro conferenze di due ore l’una, tenute a braccio e con incredibile bravura, hanno ampiamente soddisfatto l’attesa del colto pubblico. L’illustre Professore ha riconfermato la sua diffidenza verso gli esperimenti più estremi dei giovani seriali, non tanto per il loro estremismo, quanto per l’assenza messi di quella intima forza dello spinto che aveva spinto a suo tempo Arnold Schoenberg ad opporre alla tradizione il suo tragico no; i giovani seriali postweberniani avranno avuto sicuramente i loro dubbi sulla genuinità del no di Schoenberg alla tradizione, comunque non hanno osato cimentarsi con la scaltrissima dialettica di Adorno.

La parte più interessante dei Ferienkurse era rappresentata però dai corsi stessi. Mi è impossibile qui accennare anche brevemente a tutti i cicli di lezioni che sono stati tenuti quest’anno a Darmstadt; mi limiterò così ai corsi per compositori e, anche tra questi, solo ai più caratteristici.

Luigi Nono, il già ricordato autore del Canto sospeso, ha dedicato le sue lezioni ad un’analisi più che accurata, direi quasi scientifica, delle Variazioni op. 31 di A. Schoenberg; Hermann Scherchen e Henry Pousseur (un giovane compositore belga di cui si è potuta ascoltare tra l’altro anche una strana ed un po’ equivoca composizione elettronica) hanno analizzato l’opera di Anton Webern integrando il loro dire con audizioni di musiche di questo grande autore, in Italia considerato assai a torto come un più o meno pedissequo seguace di Schoenberg. Ma la personalità che più si è imposta all’attenzione di tutti, colui che è ormai da considerarsi come il Führer dei musicisti dell’estrema seriale, il compositore che, un po’ per il suo fascino personale, un po’ per il fascino delle sue teorie filosofico-fisico-matematico-musicali, riusciva sempre a riempire fino all’ultimo posto l’aula riservata alle sue lezioni, costui è Karlheinz Stockhausen. Dovendo rinunciare per ragioni di spazio a soffermarmi oltre sulle sue affermazioni teoriche, accennerò solamente alla musica frutto dell’applicazione dei teoremi stockhauseniani. Oltre il già noto pezzo elettronico Gesang der Jünglinge, si son potuti udire di lui il quintetto Zeitmasse per strumenti a fiato, eseguito in maniera superlativa dal quintetto a fiati della Radio di Colonia e accolto quasi trionfalmente dal pubblico internazionale di Darmstadt, e il Klavierstück XI che ha riscosso alquanto minori simpatie.

In ambedue questi lavori la libertà dell’interprete o degli interpreti, propugnata come ultima scoperta da Stockhausen, si spinge fino alla soglia dell’arbitrarietà non più controllabile, anzi non esita talvolta a sorpassarla. Il risultato fonico può sembrare, al solito profano, assai simile a quello dei pezzi composti dallo stesso autore con il calcolo più preciso.

Comunque si voglia valutare il fenomeno Darmstadt, non è però da disconoscergli un posto di primaria importanza nella civiltà musicale contemporanea, non solo per la sua “azione” sulle giovani generazioni, ma anche per la “reazione” che non può mancare di suscitare forse anche nelle medesime giovani generazioni.

Pubblicato in
Ricordiana
Rivista mensile di vita musicale
Anno III, N. 9 Novembre 1957, pp. 514-515

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