lunedì 23 marzo 2015

Tratta XXXII.4 – Un maggior rispetto per la corporeità…





[Dialogante 2]  Il Feldenkrais, checché ne pensi il suo autore, nasce forse come strumento di automiglioramento, ma rapidamente mostra valenze più ambiziose, come appare evidente dal lavoro di Valentina e dalle reazioni del paziente. Come tale conosco solo me stesso, non posso quindi che parlarti delle reazioni mie.
[Dialogante 1]  Non è molto come documentazione, ma Valentina avrà certo modo di arricchirla.
[Dialogante 2]  Anzitutto le condizioni di partenza. Negli ultimi quattro anni, dopo gli ottanta, ho subito un vero e proprio tracollo fisico con un vistoso indebolimento dell’udito, della vista, delle gambe e della memoria, specie a breve termine. Ho ho dovuto quindi cessare molte delle attività che pensavo mi fossero ormai connaturate.
[Dialogante 1]  Alcune le avevi già abbandonate, come la composizione musicale, la raccolta dei coleotteri, la pratica del tedesco.
[Dialogante 2]  Per fortuna non si sono indebolite le facoltà ragionative, almeno credo, così che ho potuto continuare a scrivere, cosa che tutt’ora faccio quotidianamente.
[Dialogante 1]  A un certo punto ha chiesto aiuto alla medicina…
[Dialogante 2]  … ora la fisioterapia. Questa mi ha certo giovato, tant’è che ho continuato a frequentare, parallelamente al lavoro con Valentina, un istituto fisioterapico di grande serietà.
[Dialogante 1]  Ma poi l’hai abbandonato…
[Dialogante 2]  … solo dopo l’esaurimento del ciclo riabilitativo.
[Dialogante 1]  Ma hai mantenuto il Feldenkrais
[Dialogante 2]  … perché più consono al mio modo di intendere il rapporto corpo-mente.
[Dialogante 1]  Spiegati.
[Dialogante 2]  A dire la verità non avevo mai riflettuto seriamente su questa interrelazione…
[Dialogante 1]  … che, a quanto ne so, è centrale nel Feldenkrais.
[Dialogante 2]  Ti ho già raccontato del mio primo contatto con questo metodo e con Valentina, come nel giro di poco più di un’ora, ho ‘scoperto’ di avere un corpo e che questo corpo era in permanente contatto con la mente.
[Dialogante 1]  Ricordo che hai detto di più…
[Dialogante 2]  Sì, che mi sembrava di ‘pensare con il corpo’, che le funzioni cerebrali fossero esercitate già dal corpo sia per ciò che avvertiva sia per le risposte che dava.
[Dialogante 1]  A quanto pare le manipolazioni di Valentina non miravano al rafforzamento dei muscoli, alla riattivazione del circolo sanguigno, o meglio non primariamente a questo, ma soprattutto a sollecitare le risposte del corpo a determinati stimoli, in altre parole a richiamarlo a una partecipazione consapevole al processo.
[Dialogante 2]  Ecco il punto: la partecipazione consapevole, non meccanica, al processo richiedeva un cervello al tempo stesso ricettivo e propositivo. Più di un intervento riabilitativo, un richiamo all’autoriabilitazione, come hai detto te.
[Dialogante 1]  E da questo richiamo comunque un maggiore interesse per il corpo nelle sue funzioni, vorrei dire un maggior rispetto per la corporeità…
[Dialogante 2]  … come avevano i Greci, a giudicare dalla statuaria e dalla poesia celebrativa dei giochi olimpici, …
[Dialogante 1]  … ma anche il nostro Rinascimento e il Barocco con la loro predilezione per il nudo e le forme corporee.
[Dialogante 2]  Forse è stato il Protestantesimo a dare il via alla ‘spiritualizzazione’ del bello e alla interiorizzazione del suo sentimento.
[Dialogante 1]  La cosa qui non ci riguarda; ci riguardano invece le conseguenze formative del Feldenkrais.
[Dialogante 2]  Io ho ricevuto l’illuminazione sulla soglia degli ottantaquattro, altri probabilmente non la riceveranno mai. Credo che sarebbe bene che il Feldenkrais entrasse a far parte dei normali processi educativi…
[Dialogante 1]  … e non tanto per rivalorizzare il corpo quanto per armonizzare la formazione del corpo con quella della mente.
[Dialogante 2]  Un po’ meno di calcio e parecchio meno di competitività (il Feldenkrais non la contempla), ma anche molto maggiore fiducia e nel corpo e nella mente.

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