mercoledì 18 marzo 2015

Tratta XXXI.5 – Stimoli per gli occhi



Ho scritto più volte di Paola, delle sue varie attività, ma non mi ricordo di aver accennato neppure di sfuggita a una sua capacità che più di altri colpisce anche il visitatore casuale della nostra casa. E come mai non vi ho accennato? Perché si esprime con tale naturalezza da apparire ovvia, quando invece è piuttosto rara, almeno a livello esibito da Paola. Parlo della capacità di ‘accogliere’, nel senso più ampio del termine.
Nel 1974, l’anno in cui ci siamo insediati cui a Cantalupo, la casa lasciatami dai miei genitori e pensata piuttosto come seconda abitazione, era pressoché spoglia e del tutto disadorna. Ebbene, nel giro di qualche anno si è trasformata ad opera di Paola in una dimora confortevole per otto-nove persone, ma soprattutto in un insieme di ambienti oltremodo ricchi di stimoli per gli occhi, a cominciare dai quadri di Paola, da suppellettili di pregio, ben distribuiti, fino alle mie collezioni – coleotteri, lepidotteri, fossili – conservate entro mobili a vetri, così come le partiture musicali, il modo da attirare l’attenzione del visitatore.
Ma non è solo come creatrice di ambienti che Paola esercita la sua fantasia ‘accogliente’. Quasi quotidianamente la nostra casa ospita, spesso anche per più giorni, persone della più diversa provenienza, interessate alle attività nostre o del Centro Metaculturale. E si tratta ovviamente, dato il luogo decentrato, campestre in cui ci troviamo, di offrire un soggiorno piacevole, stimolante e funzionale agli incontri che vi si svolgono. Siccome molti di questi incontri riguardano proprio Paola e il suo lavoro come violoncellista e come operatore culturale, su di lei ricadono anche le incombenze concernenti l’ospitalità in tutti i suoi aspetti. E chi viene da noi normalmente ci ritorna, anche più volte. E si dice in giro che da noi si mangia bene e non posso che trovarmi d’accordo con questo giudizio, anche per quei rari periodi in cui siamo soli a casa.
Né mia madre, né la mia prima moglie credo che avrebbero saputo gestire una varietà e ricchezza di rapporti umani come li sto vivendo da una quarantina d’anni. E sempre io stesso circondato, ora che sono vecchio, da inesauribili attenzioni accompagnate dal più amabile dei sorrisi.

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