venerdì 24 aprile 2009

Salvator mundi


Fin da piccolo suo chiodo fisso era stato salvare il mondo.
Salvarlo da chi?, da che?
Da Dio.
Da un dio prepotente, vendicativo, sempre adirato eppure corruttibile e parziale, capace di condannare intere generazioni per il furto di una mela, o di affogare i popoli della terra salvo un gruppetto di amici suoi disposti ad adularlo senza limiti ...
Un dio che pochi amavano ma di cui tutti avevano paura.
Salvare il mondo ... affare non semplice con un dio di quel genere. Ma non era tanto Dio l’ostacolo da superare. In fin dei conti, le malefatte che gli si attribuivano potevano non essere tutte opera sua. Gli uomini vi avevano certamente la loro parte. Forse la storia della mela non era neppure vera e, quanto al diluvio, vi avevano certo contribuito anche le deità vicine, Baal, Marduk, Ahura Mazda ecc. Leggere di più ...

Ne parlava sempre a tavola, con mamma e papà. Loro però non sapevano bene che dirgli, lui un semplice falegname, lei una donna del popolo, intelligente sì ma senza istruzione. Fu comunque la madre a mandarlo a chiedere consiglio al Sinedrio: “Quelli se ne intendono” gli aveva detto. Lui però si accorse subito che quelli non avevano nessuna intenzione di aiutarlo. E fu così che si ritirò per un lungo periodo di studi e riflessioni. “E’ andato nel deserto” dicevano i genitori agli amici che venivano a cercarlo. Ma lui se ne stava in stanza sua a studiare e riflettere. Sembra che di tanto in tanto venisse un tale, un buon diavolo, a tenergli compagnia. Dopo lungo studiare e riflettere, un bel giorno se ne uscì dalla sua stanza, bello e vigoroso come un dio. “Eureka!” −gridò (aveva anche imparato un po’ di greco)− “sono pronto a salvare il mondo”. “E come farai?” domandarono impauriti i genitori. “Lo vedrete” −fu la risposta− “il mondo vedrà et stupebit” (un po’ di latino lo masticavano tutti nella colonia romana).
Il progetto era stato pensato in tutti i dettagli.
Per prima cosa si trattava di attirare l’attenzione di vasti strati della popolazione e per questo servivano i miracoli. Con l’aiuto di qualche amico −ne aveva una dozzina− non doveva essere difficile farne in un paese abituato a credere nei prodigi di qualsiasi tipo. Serviva poi una capillare attività di predicatore per città e campagne, che però non si limitasse a convincere la gente semplice e illetterata, ma irritasse anche la casta sacerdotale, custode di una ‘verità’ ormai stantia e ammuffita.
Ma il vero colpo di genio fu questo: per fare fuori il vecchio Dio e gli altri suoi pari non c’era che prendere il loro posto e farsi uccidere dagli stessi fedeli, che con quell’atto avrebbero conquistato −questa era la sua convinzione− la loro autonomia.
[Il narratore apre a questo punto una breve parentesi. Quasi duemila anni più tardi ci fu chi rinnovò il tentativo prendendo in prestito una figura ancora più antica, poi sostituendosi ad essa in un Ecce homo crocifisso dalla follia.]
Il piano fu realizzato con scrupolosa precisione. Tutto andò per il meglio. Si trovò anche tra gli amici uno disposto a sacrificare, per i secoli a venire, il suo buon nome nella parte del ‘traditore’. Il clero cadde nella trappola e si pronunciò per la condanna a morte. Per un attimo tutto sembrò naufragare per una energica opposizione dell’esecutivo politico, costretto poi a cedere alla piazza, ormai inconsapevolmente coinvolta nell’astuto piano.
Certo l’esecuzione di quel piano non fu una passeggiata per il kamikaze ante litteram, obbligato a fare i conti con una giustizia crudele e vendicativa (come crudele e vendicativo si era mostrato per secoli il Dio che il libero arbitrio e la volontà di un uomo stavano ora eliminando ...). Le leggi e il costume dell’epoca imponevano un trattamento a cui nessun odierno kamikaze si sottoporrebbe per sua scelta. Lui però ‘sapeva’ e aveva messo in conto ogni cosa fino alla famosa ‘hora nona’.
Factum est. Realizzato il grande progetto. Gott ist tot ... nil factum. Fallito il grande progetto. Abbiamo un nuovo Dio. Anzi, come Lui stesso ha detto, è il Figlio di Dio.
Tradimento! E chi è il traditore? Non certo quel poveretto che, prevedendo come sarebbero andate le cose, si è impiccato. Traditori gli altri undici, o semplicemente incapaci di comprendere − traditori gli uomini, tutti, che hanno rifiutato il più grande dei doni: il dono dell’autonomia?

25-VIII-008

1 commento:

Kurt ha detto...

Mi sono divertito!