lunedì 6 aprile 2009

Parabola ' Terremoto '

6-IV ore 3:32, l’Aquila
Terremoto

Questa notte: qualcuno deve aver urtato il letto, anzi, lo sta muovendo ancora, ma chi? Accendo la luce: non c’è nessuno. Deve essere stato il ‘ terremoto ’. Dopo poco devo essermi riaddormentato.
Alla stessa ora all’Aquila e in chissà quanti paesi dell’Abruzzo le case crollano, la gente muore o perde tutto. Vengo a saperlo la mattina dopo, questa mattina, pochi minuti fa.
Un conto è la notizia di un ‘ terremoto ’, un altro il ‘ terremoto ’. Per me questo non era stato che un lieve ondular del letto, quasi un invito a non interrompere il sonno. L’altra, la notizia, un assalto alla mente che non riesce a vedere un rapporto tra quel blando dondolio e le immagini che la televisione continua a trasmettere: di morte, di desolazione, di smarrimento.
Cose accadute a poche decine di chilometri da casa.
E se ci spostassimo a qualche centinaio o migliaio di chilometri per esempio in Afganistan o nell’Africa centrale o sulle vie percorse dagli emigranti per giungere fino a noi, magari all’Aquila...
Eppure questa sera ci addormenteremo nuovamente nel nostro letto, forse più attenti a percepire il minimo dondolio o il minimo tintinnio dei vetri alle finestre.

Boris Porena

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