[Dialogante 1] Come sai ho una grande ammirazione per la
figura – storica o mitica che sia – di Gesù Cristo. Non sopporto invece l’uso
strumentale che ne hanno fatto le chiese cristiane, più di tutte quella
cattolica.
[Dialogante 2] Tu distingui la figura dall’uso: sei sicuro
che la distinzione sia corretta?
[Dialogante 1] Non sono uno studioso di storia delle
religioni e non pretendo di essere ascoltato più di chiunque altro. Non posso
quindi parlare che per impressioni superficiali.
[Dialogante 2] E quali sarebbero queste impressioni?
[Dialogante 1] Che il Cristianesimo, come l’Islam e l’Ebraismo,
ma forse più di loro, sia basato sulla menzogna più spudorata.
[Dialogante 2] E come potrebbe essere creduto da miliardi di
persone. Ti reputi più intelligente di loro?
[Dialogante 1] E come potrei, visto che tra questi troviamo
un Dante, un Bach? Mi domando però se le religioni sono argomenti da trattare
secondo ragione. Dante sapeva benissimo di raccontare delle falsità, ma il suo
progetto non era quello di essere veritiero. Quale fosse in realtà nessuno può
dirlo. Noi non abbiamo che la Divina
Commedia e non c’è ragione di pensare che questa non sia la migliore
realizzazione possibile del suo progetto. Contentiamoci quindi di ciò che
abbiamo senza cercare al di là di questo. Lo stesso vale per la Passione secondo Matteo.
[Dialogante 2] Ma come possono essere stati pensati quei
versi e quella musica se il loro substrato concettuale è falso?
[Dialogante 1] Appunto perché quel substrato non è diretto
alla ragione e neppure al sentimento, bensì a una zona del cervello non ancora
esplorata, dove nascono le emozioni più profonde di cui siamo capaci.
[Dialogante 2] Parli forse dell’Arte?
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