venerdì 8 gennaio 2016

Tratta XXXV.2 – Come puoi esserne così sicuro?


[Dialogante 1]  Non è per me parola abituale – sai anche questo – , ma non ne conosco altre per nominare questo tipo di indicibilità.
[Dialogante 2]  Quindi ti arrendi al luogo comune?
[Dialogante 1]  …e chi sono io per non doverlo fare?
[Dialogante 2]  Alcuni ti considerano un artista…
[Dialogante 1]  … ma io non sono tra quelli. Anche ammesso che in qualche momento mi sia avvicinato a quel concetto, credo mi sia rimasto fondamentalmente estraneo.
[Dialogante 2]  Come puoi esserne così sicuro?
[Dialogante 1]  Perché quando penso alle cose che ho prodotto, soprattutto in musica, non dubito mai della regione del cervello in cui sono nate.
[Dialogante 2]  E questo dubbio è per te condizione essenziale – anche se forse non sufficiente – perché si possa parlare di Arte?
[Dialogante 1]  A malincuore ti rispondo di sì.
[Dialogante 2]  E perché a malincuore?
[Dialogante 1]  Perché mi sento costretto a parlare di cose di cui, per dirla alla Wittgestein, è meglio tacere.
[Dialogante 2]  In questa nostra chiacchierata ci siamo imbattuti in due cose di cui “è meglio tacere”. Ce n’è qualcun’altra di cui non vorresti parlare?
[Dialogante 1]  Sì, la ‘morale’.
[Dialogante 2]  E perché non vorresti parlarne?
[Dialogante 1]  Perché anche questo concetto mi è estraneo.
[Dialogante 2]  Sei un amorale? Un immoralista?
[Dialogante 1]  Ma se ti ho detto che il concetto mi è estraneo, anche il suo contrario lo è.
[Dialogante 2]  Allora parliamone da estranei…
[Dialogante 1]  … cioè da incompetenti.
[Dialogante 1]  Se ti fa piacere…

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