[Dialogante 2] È da qualche tempo che ci stiamo occupando
con serietà del titolo da dare a questo nuovo libro. Mi domando: è un problema
di cui occuparsi seriamente?
[Dialogante 1] Certamente no, se si considerano i problemi
che agitano il mondo di oggi. Ma perché confrontarsi con il ‘mondo’? Siamo così
importanti? E poi, c’è oggi IMC a venirci incontro, valorizzando nuovamente il ‘locale’,
gli UCL, per piccoli che siano.
[Dialogante 2] Giusto, ma per altro verso ognuno di noi non
è responsabile solo per se stesso ma, essendo un essere umano e quindi capace
di pensare, anche per la specie umana di cui bene o male è un rappresentante.
Ed ecco il ‘mondo’…
[Dialogante 1] … che come sappiamo è così piccolo da non
essere nemmeno visibile dalla stella a noi più vicina.
[Dialogante 2] ‘Grande’ – ‘piccolo’, sono attributi senza
significato se manca una grandezza di riferimento, quindi evitiamo di
servircene nei giudizi di valore.
[Dialogante 1] Quindi anche un problema di un titolo può
essere ‘serio’, localmente inteso.
[Dialogante 2] Inoltre un libro ha più valenze, una delle
quali è personale – e questa possiamo ritenerla di scarsa importanza – altre
però sono dirette all’esterno, a quelli, pochi o molti che siano, che lo
leggeranno e su cui il libro, almeno nelle intenzioni dell’autore, dovrebbe
esercitare un azione. E questa è degna che le prestiamo attenzione.
[Dialogante 1] Direi la massima attenzione. Sia che lo vogliamo o no, ogni nostro atto
comunicazionale – e un libro certamente lo è – ha una componente formativa che
ci responsabilizza nei confronti dell’utente. E di questa componente anche il
titolo fa parte.
[Dialogante 2] Cioè, secondo te, anche il tempo di questa
discussione non è buttato via?
[Dialogante 1] No, tanto più che l’abbiamo affidato alla
pagina scritta, e quindi reso disponibile al trasferimento verso innumerevoli
situazioni analoghe.
Nessun commento:
Posta un commento