[Dialogante 2] Spero che
non vorrei eliminare anche questo concetto.
[Dialogante 1] Eliminarlo
no, ma ridurne la portata sì.
[Dialogante 2] Che vuoi
dire: renderci meno produttivi o ridurre la produzione?
[Dialogante 1] Cerchiamo di
capirci! Produzione non vuol dire nulla, se non specifichiamo di che cosa? Non
è lo stesso se produzione automobili o idee.
[Dialogante 2] Dipende
dalla quantità. Anche troppe idee possono intasare la mente.
[Dialogante 1] Il punto è:
contenere ogni tipo di produzione entro i limiti
a) della richiesta
b) della tollerabilità delle scorie
c) della disponibilità delle fonti.
a) della richiesta
b) della tollerabilità delle scorie
c) della disponibilità delle fonti.
A
sua volta la richiesta va contenuta entro i limiti di (b) e (c), la
tollerabilità (b) va misurata in relazione all’intero ecosistema (non per
esempio disinquinando il suolo a spesa dell’atmosfera), la disponibilità va
considerata nel tempo (non solo, quindi nell’oggi, ma anche in un futuro più o
meno lontano).
Poiché
(a), (b), (c) sono grandezze irregolarmente variabili, il calcolo dei limiti
entro cui contenere la produzione è straordinariamente complesso. Attualmente
il mercato si regola principalmente su (a), trascurando in buona parte (b) e
(c). Inoltre anche (a) non risponde tanto all’esigenza di vita quanto alla sete
di guadagno e porta a una crescita smisurata. (b) e (c) reagiscono malamente e
questo causa squilibri ecologici forse prevedibili ma di fatto non previsti,
tali comunque da mettere in serio pericolo la sopravvivenza della biosfera, noi
compresi.
Certo
meno pericolosa la produzione delle idee, almeno fin quando non invade la
realtà.
[Dialogante 2] Che ne
concludiamo?
[Dialogante 1] Usiamo il
cervello, non per produrre (e consumare), ma per tracciare limiti.
1 commento:
Ma abbia pazienza, lei come "giovane" viene (evidentemente solo anagraficamente) dagli anni '60 -'70 e se ne esce con questa frasetta tanto petit bourgeois sui limiti da tracciare?
Mi dica elegante e carismatico grande vecchio in pantofole, questi limiti, una volta tracciati, devono anche essere "rigorosamente" rispettati da tutti, sí?
E ha per caso già pensato alla sanzione per chi non li rispetta?
Non le è mai venuto in mente che questa smania "illimitata" di produzione-consumo venga proprio dall'aver tracciato certi determinati invalicabili limiti?
Ossia che il potere del dominio e dello sfruttamento nasca, si mantenga e si riproduca proprio imponendo ai subalterni lo schema della pianificazione razionale e dei limiti invalicabili?
Per cui poi, come dimostra il suo post, anche la rivoluzione non la si riesce più a pensare se non nei termini del potere cioè come "tracciamento dei limiti".
Lei dice "bisogna tracciare il limiti" ma non dice chi è il "noi" indicato dal verbo impersonale.
Per definire, costruire e far affermare quel "noi" è necessario superare dei limiti, lei invece comincia per prima cosa tracciandone "altri"...
Posta un commento