giovedì 4 giugno 2009

Albert Jacquard : «È iniziato Il conto alla rovescia?»


Nell’ultimo libro, lo scienziato francese noto specialista di genetica, conosciuto internazionalmente, s’impegna di nuovo (numerosi i suoi interventi pubblici, libri, articoli e pamphlets) nel mettere sotto accusa l’accelerazione suicidaria della crescita e dei consumi nelle società sviluppate del mondo. Egli contrappone recisamente al prevalere del tutto economico - alla produzione senza freni di beni materiali inevitabilmente limitati dall’esaurirsi delle risorse del pianeta - lo sviluppo della conoscenza, delle capacità razionali e relazionali, delle modalità di comunicazione e di cooperazione tra gruppi umani diversi e forme diverse di società, contro ogni forma di concorrenza o di competizione, di rivalità o di conflitto degli uni contro gli altri: soltanto lo sviluppo concepito come libera interazione tra individuo e collettività è realmente illimitato, almeno fintanto che sopravviva l’umanità.
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«La scuola è al servizio di coloro che si rivolgono ad essa perché essa li aiuti a diventare sé stessi, e non al servizio della società. Non è incaricata di fornirle esseri umani pronti ad venire usati a seconda dei suoi bisogni; [...] Il suo ruolo sta nel fornire, nel presente, a coloro che pensano di possedere una determinata vocazione i mezzi per ottenere le competenze necessarie.
Ben lungi dal partecipare al mantenimento degli equilibri sociali, il suo ruolo sta nel provocare le rimesse in discussione necessarie, nel fare in modo che la realtà umana sia sempre considerata con rispetto. Ripetiamolo, il cucciolo d’uomo quale è prodotto dalla natura è un individuo che, lungo il percorso della vita, diventerà una persona. Mero oggetto nel suo primo comparire, egli è destinato a diventare un soggetto. Lui stesso compie quella metamorfosi con l’aiuto indispensabile degli altri. Il periodo scolastico è una delle fasi privilegiate di tale avventura. Quella in cui la società offre quello che vi è di più ricco nel tesoro accumulato: le domande, la comprensione, le emozioni, le arrabbiature, la serenità, la bellezza. Tutti questi beni, che si moltiplicano condividendoli, rendono fecondi gli incontri, quei misteriosi eventi nei quali ciò che si sviluppa in uno si dispiega nell’altro.
La scuola si definisce allora come il luogo dove ciascuno diventa umano riconoscendosi partner di tutti coloro che hanno arricchito la nostra collettività. Certo, il sapere individuale è necessario, ma deve essere insegnato non tanto per il suo contenuto, quanto per i passi che consente di fare nel campo dell’umanità. A scuola, il principiante incomincia con progredire seguendo il medesimo percorso dei suoi predecessori, la via già tracciata; ma se egli limita a questo la propria ambizione, partecipa poco al divenire della specie. Invece l’ambizione sua, e della sua famiglia, può essere di spingersi al dilà esplorando strade che gli paiono nuove. Così gli sforzi necessari all’assimilazione della lingua materna e alla padronanza della grammatica, sono giustificati dall’apertura al mondo che dà la lettura; così i ragionamenti fondati sui concetti astratti immaginati dai matematici recano il piacere di costruire un modello del cosmo più facile da comprendersi che non il caos fattoci da scoprire dai nostri sensi; così l’emozione che ci pervade confrontandosi con l’emozione dell’altro ci permette di sentire che esistiamo al dilà di noi stessi.
Tutto ciò si vive nel presente, e perché no, con allegria. [...]
Si tratta di una vera e propria scelta politica, precisamente perché sfugge alle categorie semplicistiche. Ad essere in questione è la realtà di ogni essere umano nel suo divenire, un divenire nutrito dalla natura, dagli altri, da sé stesso. [...]
Sì, occorre lungo tutto il nostro percorso proseguire tale costruzione, che non potrà essere realizzata se non con un impegno collettivo. [...] Il sistema formativo, è con il sistema della sanità, il campo nel quale la costruzione dell’umanità realizzata dagli esseri umani non sarà mai definitivamente compiuta.
Non dimentichiamo che l’essere umano è in perpetuo divenire; chiuderlo dentro una definizione, imposta dalla scuola materna o più tardi, non è altro che tradire la sua libertà di diventare quello che lui ha scelto di essere.
Sembra che, nella nostra società, la sola dinamica possibile non possa essere alimentata se non mediante l’opposizione degli esseri umani tra loro. Si parla soltanto della vittoria dei migliori, mentre il confrontarsi è più collettivo che non individuale, mentre esso implica più cooperazione che non competizione
Tale realtà è stata meravigliosamente espressa, in sintesi, da una giovane alllieva di un liceo dal quale sono stati banditi classifica, premi, voti. [...] La ragazza ha osservato: “Una riuscita solidale è meglio che un successo solitario».


Albert Jacquard, Le compte à rebours a-t-il commencé? Paris, Stock, 2009, pp. 128-139 (trad. nostra)

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