[Dialogante 2] … vuoi dire
che il ‘caso Berlusconi’ dimostra il fallimento della democrazia tout-court?
[Dialogante 1] Non voglio
arrivare a tanto, ma al fallimento di questo
modello di democrazia, chiaramente sbilanciato a favore del capitale nei
confronti del lavoro direi senz’altro di sì.
[Dialogante 2] E dai tanta
importanza a Berlusconi da assumerlo a prototipo di un modello, sia pur
fallimentare, di democrazia?
[Dialogante 1] Non credo
sia lui il prototipo ma, come già Bush per gli Stati Uniti, un pedissequo
rappresentante, sprovvisto del più elementare senso critico.
[Dialogante 2] Il modello
come tale è oggi diffuso in tutto l’Occidente e dilaga anche fuori da esso (in
Giappone per esempio); ciò non toglie che dimostri quasi ovunque il suo
fallimento: le crisi si susseguono alle crisi, gli scontenti aumentano in ogni
paese.
[Dialogante 1] Gli
scontenti ci sono sempre, non ci si può basare su di essi per giudicare di un
modello politico.
[Dialogante 2] Sì, ma in
questo caso hanno buone ragioni per esserlo: a parte i molti che perdono il
lavoro, chi ancora ce l’ha, vive nella perenne incertezza di non averlo più
domani.
[Dialogante 1] È una
condizione oggi comune a quasi tutti i paesi salvo in quelli dove si sta
peggio. Comunque concordo nel vedere in Berlusconi un modello di ma la politica
se non addirittura di indebita occupazione di una carica politica senza alcuna
competenza.
[Dialogante 2] Sì ma con la
forza di un’investitura popolare…
[Dialogante 1] … ottenuta
come?
[Dialogante 2] Con ‘libere’
elezioni.
[Dialogante 1] Perché
evidenzi ‘liberi’? Pensi forse che quelle elezioni fossero truccate?
[Dialogante 2] …
Assolutamente no! Per il semplice fatto che non c’era bisogno di truccarle.
[Dialogante 1] … Che vuoi
dire?
[Dialogante 2] Che ad
essere ‘truccato’ era il cervello degli elettori, e non da ieri. Truccato ad
opera di un modello educativo disinteressato all’autonomia del pensiero.
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