[Dialogante 1] Credo che nei ragionamenti appena fatti,
abbiamo trascurato una cosa importante.
[Dialogante 2] Quale?
[Dialogante 1] Che introducendo come elemento unificante il
concetto di ‘movimento’ abbiamo anche introdotto il fattore tempo, di cui tuttavia non abbiamo
parlato.
[Dialogante 2] Pensi che questo fattore potrebbe risollevare
le sorti del ‘disegno intelligente’?
[Dialogante 1] Vediamo. La parola ‘disegno’, come anche nell’uso
comune, non significa solo uno stato di cose (per esempio un insieme di tratti
su un foglio) ma anche un progetto da realizzarsi nel tempo.
[Dialogante 2] E così anche il ‘disegno intelligente’
andrebbe inteso in senso potenziale…
[Dialogante 1] … magari neppure percepibile allo stato
attuale, ma evidente solo in un futuro ancora lontanissimo.
[Dialogante 2] Una tale interpretazione presuppone un
atteggiamento mentale che non abbiamo voluto prendere in considerazione: la
fede spiega tutto pur non spiegando nulla.
[Dialogante 1] Con la fede non si discute. Ma, dal momento
che il ‘disegno intelligente’ si offre alla mente almeno come ‘ipotesi’ da
considerare razionalmente, siamo autorizzati a escludere la fede come elemento
probatorio.
[Dialogante 2] Ed eccoci ancora alle prese con una dualità: ‘fede
e ragione’, fides et ratio, come dice
il Vaticano…
[Dialogante 1] … che comunque avverte il pericolo e crede di
superarlo rafforzando al massimo la congiunzione – un trucco linguistico
rivestito proditoriamente di ontologia.
[Dialogante 2] Forse non lo crede neppure, perché basta che
altri – possibilmente molti altri – lo
credano.
[Dialogante 1] Per noi il problema è ora: come superare
anche questa dualità?
[Dialogante 2] Ma perché superarla? Non potremmo conviverci?
[Dialogante 1] Forse, ma a certe condizioni.
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