lunedì 22 ottobre 2012

Raggio applicativo del criterio 'sopravvivenza'


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Ammettiamo di veder accettato il ‘criterio della sopravvivenza’ come base ideologica delle nostre azioni, domandiamoci quale dovrebbe essere il suo raggio applicativo, se individuale, esteso all’intera biosfera, addirittura a tutto l’esistente. Negli animali cosiddetti superiori il criterio della sopravvivenza si mantiene in genere entro i limiti della soggettività ‘individuale’, ampliata tutt’al più a una soggettività ‘famigliare’ o ‘di branco’. Tutt’altra cosa nel mondo degli insetti sociali, dove la sopravvivenza individuale può passare in second’ordine nei confronti di quella sociale. L’uomo è probabilmente l’unico animale ad essersi costruito una soggettività specifica, anche se assai spesso è il concetto di specie umana a essere vincente su tutte le altre, anche prese nel loro insieme. Fino a non molto tempo fa si pensava che la nostra sopravvivenza dipendesse solo da noi, quasi che fossimo padroni della nostra specie come delle altre. In un certo senso avevamo anche ragione, giacché è abbastanza facile distruggerle –tutte, compresa la nostra-, assai meno conservarle. Sia come sia, il ‘criterio di sopravvivenza’ è, da quando l’abbiamo preso nelle nostre mani, il principale regolatore dei nostri comportamenti e, tramite i rapporti che ci legano alla biosfera e all’esistente nella sua interezza, l’unico criterio in base a cui assegnare un ‘valore ideologico’ a ciò che succede.

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