giovedì 9 gennaio 2014

Tratta II.2 – Invasato...


2.
[Dialogante 2]                  Non è per caso che hai tirato fuori il termine “Beziehung” (rapporto) e il nome di Thomas Mann per fornire un autorevole appoggio al libro che non scriverai mai? Tratte sono infatti le congiungenti di punti spazialmente separati tra cui intendiamo in qualche modo istituire un rapporto.
[Dialogante 1]                  Hai colto nel segno. Mann è sempre stato per me l’autore che più di ogni altro ha saputo collegare metaforicamente il diverso, unificando tramite il pensiero fenomeni che nulla sembrano avere in comune, come la storia di una famiglia di commercianti lubecchesi e la crescente consapevolezza individuale della fine di un ciclo storico, o una nuova tecnica musicale e il crollo fisico e morale della cultura germanica ed europea in genere intorno alla metà del secolo scorso, o ancora la vita in un sanatorio alpino e l’analisi di una società al tramonto. Ma non è tanto la forza metaforica di questa tratta a convincere il lettore dell’epoca manniana quanto la solidità strutturale di ambo i piani della metafora, quello della vicenda realisticamente narrata e l’altro, dell’analisi culturale simboleggiata.
[Dialogante 2]                  A sentirti parlare sembreresti uno studente di germanistica invasato del suo autore preferito.
[Dialogante 1]                  A parte il fatto che lo sono stato una sessantina di anni fa e tuttora lo sarei se mi occupassi ancora di germanistica, posso dire che l’antica fiamma non si è mai spenta, e la ritrovo oggi per esempio in un giovane collaboratore mio e del Centro Metaculturale, di cui faccio volentieri il nome: Dario Peluso.

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