sabato 1 ottobre 2011

Distanza culturale, emotiva, sociale, musicale

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Parlando della Wandererphantasie ho accennato di sfuggita ai Ländler, ai Momenti musicali, ma non alle Sonate, che pure sono, per genere e forma, le più affini a quella.

A mio parere, le Sonate schubertiane sono fra le opere difficili a comprendersi del loro autore. Questo non per colpa sua, che anzi vi profonda a piene mani la sua divina ‘semplicità’. La ‘colpa’ del suo grande e idolatrato vicino di casa, le cui Trentadue Sonate, man mano che vedevano la luce, avevano già il posto prenotato sull’Elicona. È difficile immaginare oggetti più diversi raggruppati in raccolte più differenti. Fin dai primi esempi di uno Schubert ancora adolescente, nulla se non la definizione di genere accomuna le sue Sonate a quelle dell’Altro e ciò dimostra quanto foro fuorvianti siano talora tali definizioni.

Non sono questi postini il luogo più adatto per entrare in particolari musicologici. Bastano comunque due orecchie e un minimo di dimestichezza con i due autori e la musica di quegli anni in genere per rendersi conto della distanza culturale, emotiva, sociale, musicale che separa due Sonate che per caso hanno lo stesso numero d’opera 53 – la cosiddetta Aurora o Waldstein di Beethoven e la Sonata in re maggiore di Schubert… o mi sbaglio e di questa distanza oggi ben pochi si accorgerebbero?

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