Carabus cavernosus - Fotografia di Paolo Mazzei
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Settembre 1975. Paola è primo
violoncello nell’orchestra dell’Aquila. Quella settimana l’ho accompagnata,
prima alle prove, poi, la sera, al concerto. Per me, l’occasione per una
caccia entomologica sul Gran Sasso. Prendo la macchina
e, nel primo pomeriggio, su per le pendici della grande montagna. A circa 1.600
m. scendo e procedo per un buon tratto a piedi, ma con scarsi risultati. Sto
quasi per rientrare, quando, sotto un sasso di media grandezza vedo un Carabus.
Non è il rossii e neppure il violaceus, ha le elitre nere lucenti, fossetate. Lo riconosco subito, pur non avendolo mai visto: è il
Carabus cavernosus, tipico dei Balcani, ma sporadico anche in Abruzzo.
Da noi è considerato una rarità, quasi come il Carabus olympiae, del
Piemonte. Ambedue più volte dati per estinti, ogni tanto rispuntano fuori,
ritrovati da fortunati raccoglitori, per poi scomparire di nuovo. Io ero
rimasto all’ultima spedizione. Immagini chi può la mia emozione.
Alcuni giorni dopo mi è capitata
sott’occhio la notizia del recente ritrovamento del Carabus cavernosus, in
buon numero in varie località dell’Abbruzzo, come io stesso ho potuto
constatare. Ma il ricordo della prima emozione è rimasto intatto.
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Esperimento esploratorio e informale, ormai con otto anni e mezzo (dal 9.2.2009) e più milleduecento post alle spalle. Navigazione assaporando tutte le diversità. Obiettivo: pensare il mondo di oggi. Qui Boris Porena, con l'aiuto di un gruppo di amici, allunga le metaculturali antenne attraverso un diario aperto ...
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