Resta
qualcosa del sogno americano? Qualcosa di positivo, di utilizzabile nella
realtà odierna?
Non solo
penso di sì, ma credo che qualcosa, forse molto ci possa, ci debba servire
per salvare il nostro futuro da una fine che incombe anche se non vogliamo
prenderne notizie. Ma, per fare questo ‘salto di qualità’ –come si dice oggi–
c’è bisogno di un ampliamento e di una trasformazione. Non più sogno
unicamente americano, ma di tutti gli uomini e non più volta al successo, al
guadagno, all’arricchimento illimitato, ma alla sopravvivenza, che
proprio da quella crescita è messa in pericolo.
Non sto a
ripetere ciò che da ogni parte ci viene detto: la precarietà del nostro
futuro, se non saremo capaci di porre un freno alla nostra avidità di
benessere. È quasi il capovolgimento del sogno americano: non il sempre
più per chi partecipa al grande festino, ma il sempre più di seduti alla
mensa di tutti.
Comunismo?
So che la parola atterrisce molti americani. Non sono
un nostalgico di quel regime che la storia ha travolto. Molto di ciò che dice
e fa Obama credo dia speranza anche agli esclusi al grande sogno.
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Esperimento esploratorio e informale, ormai con otto anni e mezzo (dal 9.2.2009) e più milleduecento post alle spalle. Navigazione assaporando tutte le diversità. Obiettivo: pensare il mondo di oggi. Qui Boris Porena, con l'aiuto di un gruppo di amici, allunga le metaculturali antenne attraverso un diario aperto ...
venerdì 3 agosto 2012
Que reste-t-il …
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