martedì 30 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (xiv)


589 (14)

L’assunzione pratica di un modello sembra finora indissolubile dalla ideologia che lo accompagna. Per non essere percepito come un’imposizione, il modello deve farsi oggetto di fede, deve cioè essere introiettato fino a dominare lo ‘stile mentale’ di chi lo assume. Certo, sarebbe più sicuro uno stile mentale aperto a più modelli e modulazioni fra essi, ma non siamo ancora a tanto e la pluralità che si riscontra oggi nel mondo continua a mostrarsi esclusiva e strettamente ideologica. Anche quando le posizioni culturali sono evidentemente affini, come nei partiti politici della sinistra europea, l’esclusivismo imperante preferisce cedere alla destra piuttosto che condividere una briciola della propria ideologia. Se questo fosse –e lo è– un indice di maturità politica, si direbbe che la sinistra democratica è ancora allo stato larvale.

domenica 28 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (xiii)



588
Che siano possibili modulazioni culturali tra il modello social-comunista e quello concorrenzial-capitalista lo dimostrano molti regimi asiatici, sudamericani, africani. Che questi funzionino meglio dei loro prototipi è una speranza per ora non ancora avvalorata da esempi concreti. 

venerdì 26 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (xii)



[587]

Non sembra che i nuovi modelli siano più affidabili di quelli passati, social-comunismo compreso, Primo, perché altrettanto disponibili alla guerra; secondo perché la pace che essi propongono –basata sul nucleare– è anche più pericolosa della guerra ( v. Chernobyl, Fukushima).

mercoledì 17 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (xi)


[586]
Dove poi i governi locali conservano queste tracce, non di rado sono essi che hanno mitigato l’assolutezza della democrazia (anche la democrazia sa essere assolutista come sapevano già i Greci e hanno nuovamente imparato gli Americani), permettendoci finora di sopravvivere allo strapotere dei paesi ricchi.

martedì 16 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (x)


585
…quella scomparsa non solo ha lasciato tracce, ma queste sono assai vistose, e non solo là dove di fatto il comunismo è ancora dominante –Cina, Core del Nord, Cuba– ma anche dove il quadro politico locale lo accoglie, più o meno apertamente – e sono molti i paesi che lo fanno.

venerdì 12 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (ix)



584 (9)

Siamo sicuri che la scomparsa delle società comuniste sia definitiva?

Ovviamente non v’è nulla di definitivo nel divenire del mondo. Nel nostro caso tuttavia l’incertezza è accresciuta dal fatto che…

giovedì 11 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (viii) – Undici domande



583 (8)

Perché opporre i ricchi ai poveri?

I ricchi non sono altro che ciò che i poveri vorrebbero essere. L’opposizione è di superficie. Basterebbe una legge che limitasse l’avere del singolo, e ci sarebbe di che sfamare tutti. Qualcosa del genere era nei Naturvölker (popoli di natura) ed è stato ripreso dall’’ideologia comunista in tempi recenti. Presso quelli il modello ha resistito per decine, forse centinaia di migliaia di anni. Le società comuniste si sono dissolte in pochissimi anni. A questo punto si pongono alcune domande:

  1. Siamo sicuri che la scomparsa di quelle società sia definitiva?
  2. Quella scomparsa ha lasciato tracce?
  3. Le eventuali tracce sono ciò che ci ha permesso di sopravvivere?
  4. I modelli che hanno soppiantato il modello social-comunista si dimostrano più affidabili di quello?
  5. Il modello concorrenzial-capitalista è incompatibile con quello social-comunista o sono possibili modulazioni reciproche?
  6. È possibile l’assunzione pratica di un modello senza assumere contestualmente anche l’abito ideologico?
  7. Ciò che rende pericolosi per la sopravvivenza tutti i modelli è la loro realizzazione concreta o il loro retroterra ideologico?
  8. Attualmente il modello democratico sembra vincente. Incondizionatamente?
  9. La vittoria eventuale di un modello sarà il risultato di un confronto o di una modulazione culturale?
  10. È possibile un conflitto pacifico tra modelli?
  11. È possibile una ‘pace’ senza investitura ideologica?


[Cercherò, nei prossimi 11 postini di dare una prima risposta (necessariamente provvisoria e superficiale) a queste domande.]

martedì 9 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (vii)

[581]
Le mie argomentazioni hanno preso una piega ironica, del tutto ingiustificata dalla serietà dell’argomento. Cambiamo direzione e consideriamo l’opposizione ‘ricchezza-povertà’ in rapporto al tema della pace che ci occupa in questa sede e che dovrebbe diventare centrale per la costituenda Casa della Pace Sabina.
In una società nella quale l’opposizione è massima, la stabilità delle strutture è minima, a meno che non sia in vigore un regime di repressione per il quale i ricchi hanno in mano tutto il potere e ai poveri non ne resta nulla. Ma anche in questo caso la possibilità di una deflagrazione imprevista non è affatto da escludere come recenti movimenti di rivolta nel Nord Africa hanno mostrato. In effetti nessuna opposizione è mai assoluta e anche quando in apparenza lo è, alcuni concetti sono condivisi, anzi è proprio su questi che si gioca la partita mortale. Cosicché è piuttosto dall’analogia che nascono i conflitti. Se l’uno vuole la carne e l’altro il pesce, difficilmente si arriverà alle mani. Ma se tutti e due vogliamo la stessa cosa, lo scontro diventa assai probabile. Allora, per evitarlo, è sufficiente diversificare i bisogni, gli obiettivi! Alcuni di questi, per esempio, l’energia, è per tutti sia bisogno che obiettivo e una sua diversificazione, per quanto possibile, si scontra con enormi interessi economici e pertanto non viene neppure tentata.

venerdì 5 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (vi)




580
Sarà vero che il mondo è dei ricchi?

Per i cristiani, dei poveri è il regno dei cieli, che notoriamente è molto più grande del nostro mondo terrestre.

Ma se questa fosse un’invenzione dei ricchi per tacitare i poveri, insoddisfatti della loro povertà?

O un’invenzione dei poveri per consolarsi di non essere ricchi?

In ogni caso si tratta di un’invenzione utile a tutti e questo spiega lo straordinario favore di cui gode anche presso i non cristiani. 

giovedì 4 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (v)


579
Proviamo a vederla diversamente: tra il ricco e il povero c’è un’evidente asimmetria: ciò che il primo ha in sovrabbondanza, il secondo ne è carente fin sotto la soglia dell’indispensabile. Tale asimmetria inoltre non è un dato di natura come l’elefante che è grande e la pulce, piccola. Ma è frutto dell’azione dell’uomo, che ha sovvertito l’ordine naturale gonfiando la pulce fino a farla diventare un elefante e riducendo quest’ultimo alle dimensioni di una pulce.

Gli uomini sono tutti uguali, dicono gli uni; sono tutti diversi, dicono gli altri, e sappiamo benissimo che hanno ragione ambedue gli schieramenti e che l’opposizione riguarda solo il punto di vista. Quindi anche l’opposizione tra il ricco e il povero è più apparente che reale: l’uno è ricco di beni terreni, l’altro di beni celesti, che riscuoterà un giorno abbastanza vicino se è sufficientemente povero. L’asimmetria di cui si diceva è ciò che salva la nostra diversità, e questa –la diversità– dicono gli studiosi che è essenziale alla sopravvivenza. I poveri, quindi, siano grati ai ricchi che grazie a loro possono vivere in relativa sicurezza e i ricchi dal canto loro hanno ragione di dichiararsi soddisfatti perché, oltre a possedere la ricchezza, sono anche garanzia di sopravvivenza per i poveri. Questo è ciò che logicamente pensa un ricco. Forse un povero non si dirà d’accordo, ma che importa?

Il mondo è dei ricchi.

mercoledì 3 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (iv bis)


[578]

La ricchezza: una colpa?

Già il termine ‘colpa’, con il suo carico morale, mi sembra del tutto inadeguato a giudicare di un oggetto indefinito come ‘ricchezza’. Ricchezza di che? Di beni materiali? Di immobili? Di denaro? Di buone intenzioni? Di possibilità?

E perché dovrebbe essere una colpa?

Forse se ottenuta con mezzi illegali? Ma allora sono questi mezzi a determinare chi vive una condizione di colpevolezza, certo non la ricchezza in sé. Inoltre anche l’azione di chi si serve di mezzi illegali è ‘colpevole’ solo se c’è una legge che ne definisce l’illegalità. Chi per esempio depreda un alveare del miele accumulatovi dalle industriose api, non è considerato colpevole di alcunché, così chi uccide un innocente agnello per ricavarne un saporito cosciotto per Pasqua. C’è poi chi la ricchezza si limita a ereditarla, e non si vorrà incriminarlo perché è nato!

Anche se qualcuno dovesse arricchirsi truffando il prossimo, la ‘colpa’ sta nell’azione compiuta, certo non nelle conseguenze prodotte (per esempio se il truffato viene ridotto sul lastrico).

La ricchezza quindi non ha nulla a che fare con la colpa, che permette al ricco di dormire sonni tranquilli anche se intorno a lui si muore di fame.

martedì 2 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (iv)


[577]
È quindi essenziale che famiglia, scuola e la società tutta vengano sensibilizzate all’obbligo di capire –i mezzi oggi non mancano– al fine di decidere con la maggior consapevolezza possibile quando la democrazia ce lo chiede. Stando all’oggi (fine marzo 2011) la consapevolezza –politica non partitica– messa in opera per le decisioni che ci riguardano tutti sembra assai scarsa. Spesso è sufficiente una promessa evidentemente vana o un debole richiamo ideologico a produrre una decisione irriflessa le cui conseguenze possono rivelarsi catastrofiche. Si pensi ai danni incalcolabili dell’assenso dell’Europa al fascismo. Ma questo non è bastato a indirizzare la società e in particolare la scuola verso un potenziamento del pensiero critico, autoriflessivo. Al contrario, il peso delle ideologie e delle religioni sembra aver subito negli ultimi decenni un ulteriore incremento, come dimostrano l’acuirsi delle guerre locali, dei movimenti di liberazione, il frantumarsi di interi stati. Questi eventi non sono certo da valutarsi negativamente, ché in molti casi hanno rappresentato un deciso avanzamento di civiltà, specie se adottiamo come metro il modello europeo, oggi in via di mondializzazione. Solo che tale modello, appare anch’esso in evidente crisi, e non saprei dire se si tratta di una crisi di crescenza o di quella che precede l’atto finale.

lunedì 1 luglio 2013

19 Postini sulle funzioni di una ‘Casa della Pace’ in Sabina (iii)


[576]
Va da sé che un lavoro di analisi impostato come detto nel postino precedente richiede, se vuol coprire l’insieme delle aree culturali presenti sul nostro pianeta, tempi eccessivamente lunghi, probabilmente incompatibili con le aspettative di vita della specie umana se non saprà realizzare la transizione dallo stadio culturale a quello metaculturale di cui più volte si è detto, anche in questi postini. Bisognerà quindi, parallelamente al lavoro di analisi, iniziare da subito anche la ricerca di stili di vita e di pensiero alternativi a quello oggi interculturalmente dominante.

La pace non si raggiunge per forza propria o con la semplice buona volontà; occorrono cambiamenti che non sono neppure pensabili senza un disinteressato lavoro di ricerca e sperimentazione, che a sua volta esige la collaborazione dell’intera popolazione mondiale nonché la disponibilità a recedere, se necessario, da credenze e abitudini inveterate da secoli. Le forze che presumibilmente si opporranno a questi cambiamenti sono ovviamente gigantesche e lo saranno sempre di più giacché siamo noi stessi a produrle senza rendercene conto. E se noi, come Centro Metaculturale, possiamo poco o nulla contro quelle forze in quanto tali, possiamo però aiutare le nostre menti a riflettere sulle responsabilità, anche personali, a fronte di tutto ciò che sta accadendo e, ancor più, su quello che potrebbe accadere se continuassimo a chiudere occhi, naso e orecchie sulle conseguenze del nostro dissennato comportamento.